A lunghi passi verso un accordo che consentirà di ridurre notevolmente, fino ad annullare, forse, in un secondo tempo, gli esuberi di personale del Richiedei, anche dopo il rientro di due reparti al Civile. Quarantadue dipendenti attorno ai quali si era aperta la vertenza tra proprietà e rappresentanti dei lavoratori, dovrebbero essere «salvati», in buona parte attraverso un’immediata ricollocazione interna e grazie a un giro di pensionamenti. Per altri otto si dovrà invece, molto probabilmente, attendere l’apertura di nuovi servizi.
La convergenza tra il Consiglio d’amministrazione dell’istituto ospedaliero e i sindacati confederali si fa sempre più netta. E non è escluso che la situazione possa essere definitivamente risolta nel corso della riunione di martedì prossimo, dopo tre incontri di serrato confronto finalizzati ad ottimizzare risorse umane e servizi, tenendo conto della qualità dell’offerta, delle necessità di bilancio e della salvaguardia occupazionale.
«Si sta sostanzialmente concretizzando – spiega Carlo Bonometti, presidente del Cda del Richiedei – la proposta dell’Amministrazione che accoglie alcune richieste avanzate dai sindacati. La conferma dell’organico è basata sul concetto fondamentale della ripartenza della Fondazione e della messa in sicurezza delle attività, riequilibrando costi e ricavi».
Il piano prevede che buona parte della salvaguardia avvenga con riequilibrio delle risorse interne. Un’altra parte – minoritaria – sarà invece «riassorbita» con i progetti di espansione, che non dipendono direttamente dalla Fondazione stessa. Il cda ha comunque affermato che non sarà possibile uscire dalla logica dei bilanci. Risolutiva sarà, sotto il profilo del rilancio l’assegnazione, da parte della Regione Lombardia, del progetto Start: 20 posti letto fino al 31 dicembre 2018, curati dai medici di base, per un valore complessivo di un milione e 800mila euro. «È un altro passo verso la soluzione positiva che noi auspichiamo – dichiara Diego Zorzi, CislFp -. Speriamo porti al riequilibrio e permetta alla Fondazione di tenere tutti i lavoratori».
Federico Bernardelli Curuz
Fonte: Giornale di Brescia