Il miglior antifurto è il vicino di casa. Un’immagine che arriva dall’associazione Controllo di vicinato – nata a livello nazionale nel 2013 e declinata nel Bresciano dal 2016 – che ad oggi conta sul territorio di casa nostra svariati gruppi di cittadini impegnati a rendere più sicuro il proprio quartiere o paese. Un movimento spontaneo – se così si può definire – apartitico e apolitico che vuole fare dell’impegno personale al contrasto di furti, truffe, vandalismi, la propria filosofia. E che da mercoledì ha acquisito anche una cornice istituzionale con la sottoscrizione di un protocollo della validità di 3 anni tra la prefettura e 12 comuni: Borgosatollo, Castel Mella, Chiari, Concesio, Erbusco, Gussago, Montichiari, Orzinuovi, Padenghe, Rovato e San Paolo, Villa Chiara, Borgo San Giacomo, Pompiano e Orzivecchi (che hanno firmato ma che non hanno ancora gruppi operativi).
Quella che si viene a creare è una rete i cui nodi sono gli enti locali, le forze dell’ordine – polizia, carabinieri e guardia di finanza- e, naturalmente la cittadinanza. Ciascuno, secondo le proprie competenze, concorrerà alla difesa e al mantenimento della sicurezza. In che modo? Al cittadino spettano la sorveglianza del proprio territorio e la comunicazione al referente di gruppo di ciò che non va. Scatta poi la comunicazione dei comportamenti sospetti alle forze dell’ordine che potranno intervenire.
«Calano i reati, ma sale la percezione di insicurezza – ha detto il prefetto Annunziato Vardè – una contraddizione che ci porta a favorire questo genere di sicurezza partecipata e complementare che ha già iniziato a dare esiti. Se il decreto Minniti ha in parte adottato questa visione, con il protocollo d’intesa facciamo un passo in più». La canalizzazione del flusso di informazioni che va dai singoli alle forze dell’ordine vuole togliere ossigeno ai reati predatori e contro il patrimonio, nonché innalzare la percezione, nelle comunità, di vivere in un luogo sicuro. Una buona pratica che da anni funziona e che ora trova una ufficializzazione. Tra i dodici firmatari – ma qualsiasi amministrazione interessata può unirsi – ci sono sindaci che hanno favorito la sperimentazione dei «vicini controllori» già da un paio d’anni. È il caso di Borgosatollo. «Nel 2016 abbiamo aderito al progetto pilota – riferisce il primo cittadino Giacomo Marniga – e dopo due anni siamo soddisfatti». Gli fa eco per Castel Mella l’assessore Michele Lodrini: «Da noi sono attivi gruppi per un totale di 50 volontari, un buon risultato su un totale di 11mila abitanti». Per Padenghe la sindaca Patrizia Avanzini riferisce di una collaborazione crescente: «Siamo partiti in sordina, ma il gruppo cresce». «Questa attività riveste anche un aspetto sociale notevole: le famiglie sono più coese e dalle buone pratiche ne nascono delle altre che mettono al centro le persone e il loro benessere» commenta Renato Baratti, assessore al Bilancio di Montichiari.
«Non possiamo sempre solo stare a guardare, siamo parte attiva»
«È un risultato notevole, frutto di una sensibilizzazione che spero si allarghi sempre di più». A parlare è Paola Dall’Asta che, insieme a Alessandro Secchiati, è la referente per Brescia e provincia dell’Associazione nazionale Controllo di vicinato. Il suo avvicinamento alla causa risale a due anni fa, quando nel suo quartiere, Fornaci, avvennero dei furti in casa ai danni di alcuni vicini. «Da lì decisi che potevo fare qualcosa di più in prima persona, coinvolgendo altre persone, nonché enti locali attraverso serate e incontri formativi». In tutto il Bresciano oggi si contano 42 gruppi che seguono il modello organizzativo del progetto Controllo di vicinato. «I gruppi vanno da un minimo di tre ad un massimo di 20 cittadini. Si tratta, appunto, di vicini di casa o di abitanti della stessa zona. I loro compiti vanno da semplici buone pratiche per garantire la sicurezza delle proprie case a segnalazioni di condotte sospette al coordinatore del gruppo che poi fa arrivare la segnalazione alle forze dell’ordine. Il nostro scopo è essere occhi e orecchie al servizio dell’altro».
Cecilia Bertolazzi
Fonte: Giornale di Brescia