Minori entrate per mancate rette, Rsa in allarme

Fondazione Richiedei

Non c’è pace per i gestori delle Rsa, prima al centro di inchieste per avere accolto pazienti Covid e per le troppe morti registrate e poi messe in crisi per il divieto di accogliere anziani in lista di attesa al posto degli ospiti deceduti. Il blocco della direzione generale Welfare della Lombardia toglie alle Rsa le risorse finanziarie necessarie per l’attività assistenziale e contemporaneamente crea difficoltà ad anziani rimasti soli, alcuni per perdita del coniuge, o alle famiglie con cui vivono. Nella nostra provincia dove da alcuni anni le Rsa non hanno posti letto sufficienti ad accogliere tutte le richieste, lo stop riguarderebbe circa 6.000 persone, alcune con problemi di mobilità e autonomia. Alberto Facchetti, sindaco di Coccaglio, la cui Rsa ha perso diversi ospiti ha commentato: «Il mancato ingresso di anziani che erano in lista di attesa aggiunge al dolore per la scomparsa degli ospiti il problema non facile di avere risorse per continuare l’attività. Il finanziamento della nostra Rsa come quello di tutte le residenze assistite, dipende dall’Ats, e viene erogato in funzione degli ospiti. Significa che se non arrivano nuovi degenti ogni Rsa perderà un contributo di tremila euro al mese per ospite. Abbiamo già fatto presente il problema e ci aspettiamo una risposta sollecita». Augusto Picenni, presidente della Villa Serena a Pontoglio, osserva: «Abbiamo perso una ventina di ospiti, non tutti per Covid, chiudendo la Rsa a parenti e volontari e imponendo misure di sicurezza per i dipendenti. Siamo riusciti a recuperare mascherine, tute, guanti e termo scanner regalati da un donatore, l’intera Rsa è stata sanificata dagli alpini e dai militari russi e con l’Asst Franciacorta sono state effettuate le radiografie agli ospiti. Se non subentrano nuovi ospiti ai defunti, avremo una perdita di 60mila euro al mese, che a fine anno in queste condizioni comporteranno un deficit da 420mila euro, a cui non sarà possibile far fronte, per noi come per quasi tutte le Rsa bresciane».

«L’Ats di Brescia seguendo le direttive di Regione Lombardia non concede ingressi nella Rsa di Gussago per sostituire le persone decedute – spiega Carlo Bonometti, presidente della fondazione Richiedei che ha sgombrato alcuni reparti dell’ospedale di Palazzolo per accogliere i dimessi dall’ospedale di Chiari -. In queste condizioni tutte le Rsa bresciane subiranno perdite pesantissime se si considera che i bilanci si fondano su entrate di circa 3mila euro al mese per singolo ospite. Ci auguriamo che il problema venga risolto al più presto: in provincia, prima del disastro Covid c’erano circa 6mila richieste in lista di attesa».
Giancarlo Chiari

Fonte: Bresciaoggi

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