L’è cürt dè chèèså
La cavezza o capezza è un finimento utilizzato per legare e per condurre a mano un animale; si appoggia alla nuca e circonda il suo muso, e, quando è collegata a una longhina, la tensione di quest’ultima induce l’animale a flettere il collo nella direzione della tensione consentendo la guida da parte del conduttore. Utilizzata più comunemente con i cavalli, una cavezza può essere anche utilizzata con gli asini, cani o altri animali domestici.
Una capezza può essere utilizzata nei cavalli in sostituzione della testiera, in genere fornita di imboccatura. Il controllo del cavallo con la sola capezza dalla sella, con una o due redini collegate agli anelli laterali della capezza o all’anello inferiore, richiede però un alto grado di confidenza e di fiducia fra l’uomo e l’animale, e la finezza della comunicazione è comunque limitata. La cavezza tradizionale è fatta di cuoio, o più frequentemente di nylon robusto; i vari pezzi sono collegati da anelli metallici; nella parte inferiore della capezza, c’è inoltre un robusto anello metallico utilizzato per agganciare la longhina, quando il cavallo dev’essere legato o condotto a mano.
A torto ritenuto una parte insignificante dell’equitazione, l’atto di far indossare la capezza a un cavallo giovane, e di addestrarlo a farsi condurre a mano, è uno dei punti fondamentali sia nell’addestramento del cavallo sia nell’istruzione del cavaliere. (Wikipedia)
La capezza (o cavezza) è quel finimento utilizzato principalmente per condurre a mano il cavallo, ma anche per permetterci di sellarlo e di svolgere poi le operazioni di grooming; la capezza si utilizza anche durante i trasporti. (Vocabolario Treccani)
Non avrà nulla a che vedere, forse, comunque dalle nostre parti bresciane di Franciacorta quando un uomo ha poco cervello/ha difficoltà a concludere le cose con intelligenza/non sa trattare bene con gli altri, semplicemente questa è la declinazione affibbiatagli: l’è cürt dè chèèså/cheèså! / E’ corto di cavezza!
A cura di Achille Giovanni Piardi