
Ne scrisse a Thomas Merton: il carteggio nell’ultimo numero del Notiziario dell’Istituto Paolo VI.
Continuerò a pregare che Dio Onnipotente possa benedire i Suoi studi e occupazioni con un ricco raccolto di frutto spirituale tra i Suoi lettori». Così il 23 giugno 1949 Giovanni Battista Montini nella sua prima lettera a Thomas Merton, ringraziandolo per l’invio di Seeds of Contemplation. Si apre con questo messaggio dell’allora Sostituto della Segreteria di Stato al monaco inquieto e già in crisi per il desiderio di una maggior solitudine — tanto da voler lasciare i Trappisti per farsi camaldolese —, il carteggio inedito Montini-Merton. Quindici testi dal ‘49 al ‘68, che Mario Zaninelli pubblica sul nuovo numero del Notiziario dell’Istituto Paolo VI. Nella corrispondenza, specchio di un’amicizia discreta, Merton — tra l’altro — chiede aiuto a Montini neoarcivescovo di Milano per passare dal suo monastero Nostra Signora del Gethsemani, nel Kentucky, ad una Comunità Camaldolese. Più che la richiesta di un intervento, quella di un aiuto nello sforzo di discernere una via di uscita corrispondente alle proprie attese e ad una volontà superiore.
«Salvo meliore judicio – a me sembra che il Suo posto di santificazione sia quello dove Ella si trova: lì può avere solitudine, silenzio, pace e fervore, e di lì può dare a tante anime quello che Dio ha dato a Lei: l’incontro interiore con Lui», gli risponde Montini dall’ Eremo di S.Bernardo il 20 agosto ’55. Pur risoluto ad affrontare il passo desiderato Merton — l’1 ottobre ’55 — farà sapere di condividere il giudizio di Montini. Che nella lettera da Gussago regala al lettore inattese pennellate sul luogo del suo ritiro. «Mi trovo in un antico monastero camaldolese, da molti anni abbandonato dai monaci, così che ha perduto l’aspetto caratteristico dell’eremo […], ma la natura che circonda questo antico luogo di preghiera e di silenzio, è tranquilla e serena», scrive . E aggiunge: «Povere montagne accolgono su i loro fianchi l’antico romitorio, e davanti si distende placida ed immensa la bella pianura padana, come una visione del mondo, dove la vita umana si svolge con l’intensità moderna dei suoi traffici, delle sue fatiche, dei suoi affanni, e di qui si contempla in silenzio, con sguardo superiore, che pare trovare nello spazio e nell’altezza una sapienza capace di giudicare, di dare alle cose il loro vero valore, e di sentirsi tanto più vicina a Dio, quanto più lontana dagli uomini e dalle loro cose». La corrispondenza riprende di lì a poco con l’elezione di Paolo VI, al quale Merton non nasconderà le sue preoccupazioni: la pace, la giustizia, la carità, i diritti degli afro-americani.
Marco Roncalli
Fonte: Corriere della Sera – Ed. Brescia