Un viaggio nella memoria rurale o un reportage sulla linea della contemporaneità? Le opere del fotografo Francesco Fogazzi, che saranno esposte nella chiesa di san Lorenzo in occasione della mostra “Appunti di viaggio: Romania, Regione Moldavia“, – aperta dal 5 al 13 maggio -, si prestano alla contestualità delle linee temporali, oltre che alla bellezza dell’osservazione. Il nostro ieri e l’oggi di alcune popolazioni europee. Per vedere, per capire. Sono 66 immagini a colori, formato 30×45, scattate nei dintorni e nella città di Botosani a nord-est della Romania, distante circa 30 chilometri dalla Moldavia.
«Un breve viaggio di 9 giorni in una zona rurale, non turistica, attorno a quella città di 120 mila abitanti dove non vi sono né moto né motorini che circolano. Gli abitanti si spostano in auto, in tram sulle due linee che circolano in città e a piedi – racconta Francesco Fogazzi -. In centro c’è tutti i giorni il mercato. Un grande mercato con prodotti agricoli, venduti all’aperto sotto le tende. Prefabbricati per la rivendita pane, negozi al coperto di carni, sementi varie e altri prodotti di vita». Tra le immagini portate da Fogazzi, anche quelle dei mercati del mercoledì e del sabato quando si vendono cappelli di astracan – pelliccia che si ottiene con le pelli del karakul, una pecora nera originaria dell’Asia centrale. «Gente cordiale e ben disposta al dialogo – prosegue Fogazzi -. Città e zona non turistica. Sta di fatto che al mio primo ingresso al mercato avevano tutti gli occhi spalancati a chiedersi chi ero io con due macchine fotografiche al collo. Attorno alla città nei paesi della periferia ho visitato Copelau, paese agricolo e famoso per le sue colture di aglio, dove diverse donne si spostano tutte le mattine al mercato della città con trecce di aglio attorno al braccio e tra le mani mazzetti di erbe aromatiche».
L’inaugurazione avverrà il 5 maggio alle ore 10:30 in San Lorenzo. La mostra rimarrà aperta tutti i giorni – dal 5 al 13 maggio – dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19.
Federico Bernardelli Curuz
Fonte: Giornale di Brescia