Nuovo record negativo per le nascite in provincia di Brescia nel primo trimestre dell’anno 2016. E per la prima volta dal 2000 in poi il numero dei nati nel mese di marzo è sceso al di sotto di quota 800. Le anticipazioni sull’andamento demografico arrivano dalle elaborazioni dell’Istat sui dati provenienti dall’anagrafe dei singoli comuni. Complessivamente i nati nel primo trimestre 2016 nel Bresciano sono stati 2.495 contro i 2.672 dello stesso periodo del 2015 e i 3.349 del 2010. Rispetto a sei anni il calo è di ben 859 nascite in meno in soli tre mesi. Per dare un’idea dell’entità è come se fossero venute a mancare di colpo circa 39 classi scolastiche.
Il trend dei primi mesi del 2016 fotografa un andamento che rischia di peggiorare quello già fortemente negativo del 2015. L’effetto dell’immigrazione che negli anni scorsi ha parzialmente rallentato la caduta delle nascite sembra ormai in via di esaurimento. Se nel mese di gennaio fino al 2014 i nati sono stati sempre al di sopra delle mille unità, nel 2016 sono bruscamente scesi a 881. L’anno scorso erano stati 963. A febbraio sono stati invece 818 e a marzo solo 796. Appena sei anni fa, nel 2010, erano stati 1.164. Brescia città contiene invece le perdite. I nati del primo trimestre 2016 sono 369, quindici in più del 2015, ma molto al di sotto dei 481 del 2010.
Il saldo con i morti in provincia è ovviamente negativo nonostante il numero dei decessi sia stato decisamente inferiore rispetto a quello dello stesso periodo del 2015, anno che peraltro si era contraddistinto per una mortalità particolarmente elevata. Allora i morti erano stati 3.389, mentre nel primo trimestre del 2016 si sono fermati a quota 3.058 in linea con gli andamenti degli anni precedenti al 2015. Va sottolineato che il saldo negativo fra nati e morti per la provincia di Brescia è un fatto nuovo che si è registrato per la prima volta nel 2015 con una differenza negativa di -700 a fine anno. La partenza in ulteriore flessione per le nascite nel primo trimestre 2016 non depone a favore della possibilità di recuperare lo squilibrio.
La caduta della natalità si riflette anche sulla popolazione complessiva a livello provinciale che in tre mesi è scesa di ben 1.262 unità, passando da 1.264.105 del 1° gennaio a 1.262.843 del 31 febbraio. Se nel 2015 le nascite avevano toccato il punto più basso in Italia dal 1861, nel 2016 tale record in negativo potrebbe essere nuovamente superato se sarà confermata la diminuzione anche in territori come quello bresciano che finora avevano sostanzialmente tenuto di fronte al crollo demografico di altre province. Purtroppo la situazione di allarme al momento pare del tutto sottovalutata sia dalla politica che dall’economia che sembrano non considerare il pesante impatto che caduta della natalità e invecchiamento della popolazione avranno sulla struttura sociale. Solo voci isolate come quella del consigliere delegato di Ubi Banca Victor Massiah hanno sottolineato come senza sviluppo demografico le speranze di crescita sono destinate a restare del tutto virtuali.
Piergiorgio Chiarini
Culle vuote, solo Chiari fa eccezione
Fra i maggiori comuni bresciani spicca il caso di Chiari. È l’unico in netta controtendenza rispetto al generale calo della natalità che interessa i centri grandi e quelli più piccoli. Nel primo trimestre 2016 i nati a Chiari sono stati 54 contro i 37 dello stesso periodo dell’anno scorso. Una crescita del 40 per cento che non può passare inosservata. A guidare la classifica dei dati relativi ai primi tre mesi del 2016 si conferma invece Montichiari dove i nuovi nati sono stati ben 57, nove in meno dell’anno precedente. Al secondo posto, a poca distanza segue Chiari, mentre al terzo si piazza Rovato 45 nascite contro le 53 di un anno prima. In quarta posizione Palazzolo con 44. L’Ovest bresciano si rivela quindi come area trainante sul piano demografico grazie da un lato al dato di Chiari e, dall’altro, alla caduta molto forte di altri comuni. È il caso di Desenzano e Ghedi. Il comune gardesano passa dai 57 nati del primo trimestre 2015 ai 40 del 2016. Ghedi invece scende da 56 a 35. Più contenuta la flessione a Lumezzane che passa da 44 a 36 nati e di Calcinato in calo da 44 a 32. Numeri in discesa anche per Darfo, Gussago e Carpenedolo. Da segnalare che in tutti questi casi si tratta di comuni con una forte presenza di immigrati che negli anni scorsi hanno contribuito evidentemente ad attenuare la discesa della natalità. Un fenomeno che però ora, con l’eccezione di Chiari, sembra in via di esaurimento.
Piergiorgio Chiarini
Fonte: Bresciaoggi