
Cenerentola che sulla gradinata reale perde una scarpetta di cristallo è cosa certa, pilastro delle serate infantili passate ad ascoltare le favole della buonanotte. Ma no, non è così: è un sandalo dorato, ti direbbero in Egitto, e anche in Cina. La tradizione orale delle fiabe è centrale nel nuovo libro per bambini di Cosetta Zanotti. L’ha presentato la stessa autrice giovedì 19 marzo pomeriggio, nella Libreria dell’Università Cattolica, in città, spalleggiata da Domenico Simeone (docente di pedagogia), Sabrina Fava (esperta in letteratura per l’infanzia) e Chiara Buizza, referente per la Caritas Diocesana, promotore della campagna «Una sola famiglia umana, cibo per tutti», che ha aperto volentieri le porte a Cosetta e al suo progetto: «Il pane di ogni giorno» racconta cinque leggende della tradizione popolare, tutte incentrate sul tema dell’alimento quotidiano, illustrate da Giuseppe Braghiroli (edizioni Città Nuova).
«Cinque storie da mangiare» è il sottotitolo non casuale: ha colpito tutti, dalla Zanotti («Contentissima, anche in veste di direttore artistico del festival “Mangiastorie”, con la sua filosofia votata a nutrire il cuore»), a Domenico Simeone (secondo il quale la vita dev’essere alimentata anche a parole, non solo a carne), fino a Sabrina Fava, la cui mente è volata subito a quella famosa campagna-progresso che gridava «Libri cibo per la mente». «È l’idea della narrazione come conoscenza – ha commentato -, ma anche come gusto: il sapore del cibo e il sapore della vita». E nel giorno della festa del papà, un’altra associazione è sorta spontaneamente: «Il pane di ogni giorno è il pane quotidiano che si chiede nel Padre Nostro – ha dichiarato Domenico Simeone – e queste storie vertono attorno al tema della sussistenza alimentare, oltre che rispondere alle domande di senso più profondo, come quella presente nell’”Esodo”: “Quando tuo figlio ti domanderà: perché facciamo tutto questo?”». Senso profondo, dunque, che alla fine fa «sognare i bambini, ma pensare gli adulti». Più filologico l’intervento di Sabrina Fava, forse per una deformazione professionale. L’opera di Cosetta Zanotti si è trovata analizzata nel profondo, con lei. La quale ha spiegato come «queste storie nascano dalla tradizione orale che sta alla base della civiltà: è un ritorno alle origini, al patrimonio di saggezza umana, che grazie alla scrittura ora può essere conservato». Perché, se le storie paiono favolette per bambini, in realtà non lo sono: «La semplicità di forma, ricordiamolo, è un approdo nella letteratura per l’infanzia: questi testi esprimono un senso davvero profondo». Non a caso la dimensione della verticalità è piuttosto spiccata: «Non una religione in assoluto, forse; ma qui ci sono moltissime tracce che aprono al mistero della vita», ha aggiunto. E, non ultimo, importantissimo il tema dello spezzare il pane, espressione più alta della condivisione. Che richiama immediatamente il tema decennale di Caritas. E che – ricorda Chiara Buizza – «non si riferisce solo al pane: oggi molti hanno fame non solo di cibo, ma anche di un tetto, o di un lavoro». Diversi tipi di pane per sfamare diversi appetiti, servirebbero allora. E queste storie sfamano la mente. Lo dice anche l’autrice in persona: «Il cibo richiede cura, amore e lentezza. È odore, ricordo, accoglienza. Ma lo sono anche le storie lette ai nostri bambini. Cibo e storie hanno le stesse caratteristiche». E hanno una grande responsabilità: «Le storie sono i nonni: sono i pensieri lunghi delle famiglie».
Sara Polotti
Fonte: Giornale di Brescia