Ossigeno per la Fondazione Richiedei: da luglio diciotto letti per subacuti

Fondazione Richiedei

Nessun licenziamento al Richiedei di Gussago. La politica regionale ha dato il via libera per attivare diciotto posti letto in cui ricoverare le persone che vengono dimesse dall’ospedale per acuti e che hanno bisogno di cure a media e bassa intensità prima di rientrare a domicilio.

Non è una soluzione per i problemi economici della Fondazione, ma un punto di partenza. Anche perché, per il primo semestre di attivazione dei posti letto, l’assessorato al Welfare mette sul tavolo 500mila euro. Che l’anno prossimo raddoppieranno coprendo, di fatto, circa la metà dei mancati introiti legati al trasloco della riabilitazione cardiologica e geriatrica del Civile che andranno rispettivamente a Gardone Val Trompia e a Montichiari e che avverrà – ultima data – all’inizio dell’estate, in concomitanza con l’avvio del nuovo reparto di ricovero per subacuti. Nel reparto, verrà impiegato il personale in esubero dopo il trasloco di geriatria e riabilitazione cardiologica e verrà creato un rapporto di stretta collaborazione con la medicina generale.

«Soluzione» di cui si è parlato ieri a Gussago, dove si è riunita la Terza Commissione Sanità regionale presieduta da Fabio Rolfi. Gli amministratori della Fondazione avevano recentemente sollecitato la necessità di compiere «scelte importanti», non più rinviabili, visto l’imminente trasferimento di alcune realtà del Civile ed il conseguente mancato introito per la Richiedei di circa due milioni di euro. Una cifra significativa, soprattutto per una realtà che ha un indebitamento complessivo di 24 milioni di euro a fronte di un fatturato annuo di circa 21 milioni.

Dunque, diciotto letti, gestiti direttamente dalla Richiedei e che, in prospettiva, «potrebbero entrare nell’ambito di un percorso di presidio ospedaliero territoriale. Un Pot del Richiedei nella rete di erogazione dei servizi del Civile e, per questo, interlocutore privilegiato dell’ospedale pubblico» ha detto Ezio Belleri, direttore generale Asst Spedali Civili. Dei dettagli non è ancora possibile discutere, perché – al di là degli enunciati generali – ancora non si sa con quali modalità una realtà privata potrà diventare Presidio ospedaliero territoriale per un ospedale pubblico. Un tema che dovrà essere affrontato nella delibera regionale dell’offerta della rete territoriale delle aziende sociosanitarie.

Quel che è certo è che, al momento, è accantonata l’idea di aprire diciotto posti letto di Alcologia a Gussago. «Ma chiedo alla cabina di regia, attiva all’Ats di Brescia, di non lasciar perdere questa ipotesi, perché vi è una forte domanda che non riceve risposte» ha detto il presidente Fabio Rolfi. «I posti per subacuti sono un primo passo, per ridare ossigeno alla Fondazione – ha detto Carlo Bonometti, presidente del cda -. Scontiamo, tra le molte criticità, anche le scelte fatte in passato di dare spazi in affitto ad altre realtà, ma con il nostro personale. Per sopravvivere, è necessario cercare una nuova dimensione che tenga conto dell’equilibrio costi-ricavi».

Nel solco della nuova dimensione va anche la possibilità che la Richiedei si candidi ad essere «ente gestore» dei malati cronici. «Potrebbe, anche, diventare elemento integrante della rete di altri gestori, questo a prescindere dal Presidio ospedaliero territoriale: sarebbero altri servizi e altre risorse. Per il Pot, è evidente che il contesto offre una base di partenza significativa» ha spiegato Carmelo Scarcella, direttore generale Ats, ieri «portavoce» dell’assessorato e della direzione generale del Welfare della Regione.

Negli ultimi due anni di gestione, la Fondazione ha registrato un utile di bilancio, dopo quattordici anni consecutivi di perdite che hanno portato ad un indebitamento di 24 milioni di euro. «Se la Richiedei è in forte crisi, non è notizia di questi giorni, ma è frutto di decisioni inappropriate ed ora ci ritroviamo a riparare un danno del passato – ha detto Scarcella -. Quelle che stiamo illustrando, sono solo alcune soluzioni, ma è la Fondazione che deve mettere in campo ulteriori iniziative per la razionalizzazione, perché l’uscita dei reparti del Civile impatta anche su altri servizi, non legati ai livelli occupazionali. Vogliamo che la Fondazione rimanga tale, ma deve riempire i propri spazi con servizi innovativi a costo zero per il pubblico».
Anna Della Moretta

«Timido ottimismo» per i sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil

Un primo passo; un’inversione di tendenza; una nuova speranza per la Fondazione Richiedei. C’è timido ottimismo da parte dei rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl e Uil, seduti al tavolo della terza Commissione Sanità. «È stato un incontro produttivo – ha dichiarato Diego Zorzi, Cisl Funzione pubblica- ; c’è una proposta concreta e strutturata che permetterebbe alla Fondazione di entrare in rete con il territorio. La proposta di attivare 18 posti letto di medicina generale non sarà risolutiva, ma è un primo passo, lo auspichiamo, verso il raggiungimento dell’obiettivo finale, il Pot; un progetto, questo, che potrebbe dare un significato di lungo respiro per il Richiedei». L’attenzione massima, sottolineano i sindacati, deve essere convogliata verso la tutela dei lavoratori. «La partita, infatti, – ha proseguito Zorzi – non è limitata ai 67 lavoratori, ma a tutta la struttura. Siamo molto preoccupati a causa della partenza degli Spedali Civili a giugno. Auspichiamo che oggi sia stata l’inizio di un nuovo percorso che porti in breve ad avere soluzione che permetta al Richiedei di avere un piano strategico a lungo termine. Il nostro obiettivo è la salvaguardia delle competenze e delle professionalità dei lavoratori del Richiedei. Non vogliamo trovarci a dover discutere di esuberi». Una direzione, quella che volge verso il Presidio ospedaliero territoriale, che trova concordi Uil e Cgil : «È giunto il momento di realizzare un piano industriale, che dia risposte – ha dichiarato Andrea Riccò, Uil -. Riteniamo giusta l’attivazione di questo Pot, che si pone in una dinamica di collaborazione, fatta per 50 anni tra il Civile e il Richiedei; un patrimonio storico di tradizione e cultura». Per Stefano Ronchi, Cgil, «oggi tocca alla politica, alla Regione e alle varie istituzioni dare una risposta ai lavoratori e all’intero tessuto sociale. È necessario – ha concluso Ronchi – trovare al più presto una soluzione per scongiurare i 67 licenziamenti e per salvare l’intera Fondazione. È venuto il momento di decidere».
Federico Bernardelli Curuz

Lavoratori delusi: «Soltanto parole, serve concretezza»

«Parole, parole, parole e poco di più. Si è preso ancora tempo, prolungando una lenta agonia per noi lavoratori del Richiedei». C’era ottimismo, tra le oltre 150 persone che hanno aderito al presidio organizzato di fronte all’ingresso della Fondazione. C’era la sensazione che qualcosa si sarebbe finalmente deciso, che una soluzione si sarebbe trovata, per i lavoratori e per il Richiedei: «La notizia che la Commissione si sarebbe riunita qui oggi (ieri, ndr) ci aveva fatto sperare in bene – dichiara Francesco Fazio, operatore socio-sanitario del Richiedei, al termine dell’incontro -, pensavamo che finalmente avremmo ottenuto delle certezze, scritte nero su bianco; ma non è stato così. Abbiamo assistito all’ennesimo fiume di parole e ancora una volta rimaniamo con un nulla, o quasi, di fatto. Era poi doveroso, ci tengo a dirlo, che l’assessore al Welfare di Regione Lombardia, Giulio Gallera, presenziasse alla Commissione, ma questo non è avvenuto».

L’amarezza è forte tra i lavoratori e tra le tante persone intervenute a testimoniare la propria vicinanza. «C’è la volontà di fare fuori il Richiedei. Qualche azienda privata non vede l’ora di approfittarne, ingolosita da questa situazione di difficoltà», si sente dire tra la folla. «Ora è necessario concretizzare le belle parole -concludono i lavoratori del Richiedei -. I presupposti ci sono. La direzione del Pot sembra essere la più valida e noi ce la metteremo tutta per attuare questo progetto, ma abbiamo bisogno che si faccia qualcosa di concreto; altrimenti ci faremo sentire. Speriamo che la cabina di regia nella sede di Ats Brescia possa farlo».
Federico Bernardelli Curuz

Fonte: Giornale di Brescia

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