“Pericolo di fuga” Paraga resta in carcere

Sa sinistra Sergio Lana, Fabio Moreni e Guido Puletti
Sa sinistra Sergio Lana, Fabio Moreni e Guido Puletti

Conti alla mano gli anni di condanna li avrebbe anche già scontati. Tra quelli passati dietro le sbarre in patria e quelli invece passati in Germania prima e in Italia poi in attesa del processo. Ma le porte del carcere al momento si sono aperte solo per un trasferimento e non definitivamente in uscita. «Sussiste il pericolo di fuga» ha stabilito il presidente della Corte d’Appello Enrico Fischetti che con un’ordinanza di poche righe ha rigettato la richiesta di scarcerazione presentata dal legale di Hanefija Prijic, nome di battaglia Paraga, l’ex comandante paramilitare bosniaco ritenuto l’autore della strage di Gornji Vakuf del 29 maggio 1993, quando morirono i tre volontari Guido Puletti, Fabio Moreni e Sergio Lana. Si salvarono solo Christian Penocchio e Agostino Zanotti che, pur facendo parte dello stesso convoglio umanitario, riuscirono a scappare nei boschi dando poi l’allarme.

«Non sono stato io a dare l’ordine di uccidere gli italiani» ha detto in aula Paraga. Una versione che non ha fin qui convinto i giudici. Condannato all’ergastolo in primo grado, per Paraga però la pena è stata ridotta a vent’anni nel processo di fine settembre davanti alla Corte d’Assise d’appello. Una pena equivalente di fatto a quanto già scontato dall’imputato: 13 anni e 4 mesi in Bosnia e due anni tra Germania e Italia dopo l’arresto a Dortmund nell’ottobre 2015. Periodo al quale vanno aggiunti tre anni di indulto e due assicurati per buona condotta.

La Corte d’appello ha però detto no alla richiesta di liberazione avanzata dall’avvocato Chantal Frigerio, sostenendo che la decisione relativa al residuo di pena spetterà solo al tribunale di Sorveglianza una volta che la condanna sarà passata in giudicato. Secondo i giudici bresciani al momento esiste il pericolo di fuga considerando che «Hanefija Prijic si è a lungo sottratto alla cattura» scrive il presidente Fischetti. Così, in attesa delle motivazioni della sentenza di secondo grado che saranno depositate tra un mese, per Paraga si sono aperte le porte del carcere solo per un trasferimento. Dal carcere di Brescia è stato spostato a Vigevano dove aspetterà di conoscere il proprio destino. «Chiederemo gli arresti domiciliari» annuncia l’avvocato Frigerio che però non ha ancora depositato formalmente l’istanza. Soprattutto per problemi logistici: i parenti più stretti dell’ex comandante paramilitare vivono in Bosnia e non ci sarebbe ancora alcuna indicazione su un luogo dove Paraga possa continuare a scontare ai domiciliari quello che resta della condanna per la strage di Gornij Vakuf.
Andrea Cittadini

Fonte: Giornale di Brescia

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