Il prodiere di Gussago in vacanza dopo le fatiche olimpiche. Zucchetti aspetta un regalo insolito e si dà alla corsa.
Anche l’Italia è rimasta spesso giù dal podio: due volte Tania Cagnotto nei tuffi, la bresciana Vanessa Ferrari e Alberto Busnari nella ginnastica, Andrea Baldini nel fioretto individuale, Lorenzo Carboncini e Niccolò Mornati nel canottaggio, Gabrio Zandonà e il gussaghese Pietro Zucchetti nella vela. Alcuni, però, la medaglia di legno non l’hanno ancora vista: «Al termine delle regate – dice Zucchetti -, sono passato dall’albergo per ritirare le mie cose, e non ho trovato niente. Beh, spero di riceverla a casa. La terrei come sprone per la prossima Olimpiade».
Il viaggio di ritorno del prodiere originario di Gussago, che ha concluso al quarto posto con lo skipper Gabrio Zandonà nella classe 470, è durato quasi una settimana. A Londra ha assistito alla cerimonia di chiusura, poi ha attraversato la Francia in furgone, trainando le due barche portate a Weymouth, sul canale delle Manica.
Giovedì è arrivato a Brescia, ha scaricato le valigie in appartamento, e preso la strada del lago di Garda: «Ad attendermi non c’era nessuno -dice -. Non un cane, e nemmeno un gatto. I miei sono in Val di Ledro. Intanto ne ho approfittato per un’escursione tra Salò e Manerba. Ora mi dedicherò alla mountain bike».
Si torna giocoforza sulla gara olimpica: «Quest’anno nelle prove di coppa del Mondo non avevamo mai brillato, e per noi entrare nei primi dieci sarebbe stato grasso che cola –prosegue Pietro-. Così, dopo avere lavorato duramente nel periodo della preparazione, abbiamo iniziato rilassati le regate alle Olimpiadi, senza arrabbiarci per eventuali errori. A differenza di altri equipaggi, molto più stressati, ci siamo divertiti. Il quarto posto è un bellissimo piazzamento. Peccato non avere conquistato il bronzo, era alla nostra portata. Non abbiamo avuto lo spunto per superare gli argentini». Il risultato ottenuto rappresenta una sollecitazione a migliorare o induce ad abbandonare il sogno delle Olimpiadi? «Costituisce uno stimolo a proseguire». Con quale barca? «Presto per parlarne. Credo che tornerò sulla 49er. La conosco, mi diverto di più». Per la 470 Zucchetti ha dovuto conservare la linea: «Sono alto un metro e 88 e il mio peso normale oscilla tra i 76 e i 78. Dover rimanere a 74 per le gare è faticoso. Esser leggeri e agili, ma al tempo stesso forti e resistenti, implica sacrifici». A Riva, nelle prossime settimane, c’è un appuntamento importante: «Sì. Gli Europei della 49er. Il 6 e 7 settembre. Ci sto pensando». In quei giorni c’è anche la Centomiglia: «Alla regata di Gargnano ho partecipato una volta. Qualche anno fa. Su un Asso. Mi hanno coinvolto quasi per gioco. Timoniera Roberta de Paoli, di Salò, sorella di Carlo, che la settimana scorsa si è laureato campione europeo sui piccoli catamarani, in Bretagna». Chissà le differenze tra il Garda e la Manica: «Il lago ti vizia. Conosci i venti: il Peler, l’Ander, l’Ora… Anche se non devi mai dare nulla per scontato, perchè all’improvviso possono nascere delle complicazioni, sai dove virare. Sul mare, invece, è sempre molto difficile: raffiche di 20 nodi, la corrente, le onde incrociate. Una competizione si trasforma in una Settimana enigmistica».
Ora per Zucchetti ci sono «riposo e vacanza attiva con tanta mountain bike. Parteciperò a gare di triathlon, a novembre andrò alla Maratona di New York. Ne ho già disputate alcune: a Brescia, Venezia, un paio a Miami». Laureato in architettura (corso triennale), e stipendiato dalle Fiamme Gialle, con base a Gaeta, Zucchetti ha già cominciato a pensare a Rio de Janeiro 2016. L’obiettivo: salire sul podio e conquistare una medaglia vera. Senza dover attendere quella di legno.
Fonte: Bresciaoggi