Venerdì 26 giugno presentazione del libro di Menozzi “Giudaica perfidia”


L’equinozio d’estate invoglia a divagare con lievità sull’essere piuttosto che a soffermarsi con rigore sulle complesse e irrisolte realtà che circondano il quotidiano. Ma siccome ogni regola ha la sua eccezione, ecco una proposta che sfida le ovvietà e che, volendo, può aiutare ad andare al di là degli stereotipi consunti e logori che hanno circondato e ancora circondano i rapporti tra cattolici ed ebrei. La proposta arriva dall’Azione Cattolica bresciana (impegnata ad assecondare la «rivisitazione degli insegnamenti del Concilio Vaticano II» alla luce di un presente già distante cinquant’anni dalla sua celebrazione), e trova ospitalità a Villa Pace di Gussago, storica fucina formativa del mondo cattolico bresciano, che stasera alle 20:30 offrirà i suoi rinnovati e importanti spazi alla presentazione del volume di Daniele Menozzi («Giudaica perfidia» – Uno stereotipo antisemita fra liturgia e storia, edito da il Mulino). Un libro da cui emerge come «lo stereotipo dei perfidi ebrei è stato via via associato a vari contenuti – l’omicidio rituale, l’avvelenamento dei pozzi dei cristiani, l’usura, il capitalismo finanziario, la sete di dominio – a dir poco eccessivi», che l’intervento di Papa Giovanni XXIII datato 1959 ha privato dei termini perfidi e perfidia (contenuti nel «Missale romanum» di Pio V, pubblicato nel 1570) sistematicamente presenti, fino ad allora, tra i riti previsti della Settimana Santa, quando con rigore liturgico risuonava in chiesa l’invito a «pregare anche per i perfidi ebrei».

Daniele Menozzi, che sarà presente all’incontro di stasera, in duecentotrenta pagine fitte racconta le vicende, sottolinea le contraddizioni, elenca gli sforzi consumati «per andare oltre» gli stereotipi antisemiti, ripercorre le tappe di un «insegnamento del disprezzo» trasmesso dal culto pubblico e ufficiale della chiesa fino e oltre gli eventi culminati nella Shoah, che avviano un sempre più incisivo e risolutivo confronto con la storia e che portano, finalmente, al definitivo riesame del rapporto dei cristiani con gli ebrei (memorabili, in tal senso, i rifacimenti della preghiera del venerdì santo introdotti da Papa Giovanni XXIII e il perdono chiesto agli ebrei da Papa Paolo VI nel suo viaggio in Terra Santa, avvenuto dal 4 al 6 gennaio 1964). L’Autore, con lo spirito del «ricercatore», scioglie «il nesso tra liturgia e antisemitismo e dà concretezza ulteriore alla linea intrapresa da Papa Francesco».
LU.COS.

Fonte: Bresciaoggi

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