La Prima Guerra mondiale, 1915: gussaghesi alle armi, parte terza

Gussaghesi alle armi parte terza

La terza parte di “La Prima Guerra mondiale, 1915. Gussaghesi alle Armi” continua con lo stesso incipit assunto in sede di Seconda parte: “La civiltà futura avrà le radici nelle vostre tombe”. (Motto tratto dal quadro – manifesto iconografico dei CADUTI DI GUSSAGO NELLA GUERRA 1915-18). Motto e garanzia che i nostri vecchi gussaghesi REDUCI della GRANDE GUERRA NAZIONALE assicurarono ai loro commilitoni CADUTI. Motto che per noi delle più giovani generazioni […sono nipote di due nonni combattenti: l’uno prima di leva nel 1913 e poi richiamato in servizio per la guerra sino al 1919, pur avendo prole; l’altro, addirittura del 1880, chiamato alla guerra pur avendo a carico 7 (sette) figli piccoli da sfamare] avrebbe dovuto assurgere a MONITO ed IMPEGNO. Siamo proprio stati fedeli? Ci siamo veramente comportati in detto modo, abbiamo atteso appieno all’impegno formulato dai nostri avi, Reduci?
Sulla spinta di detto motto/monito, che avrebbe dovuto coinvolgere la volontà e la perseveranza di ben quattro generazioni di gussaghesi, ripartiamo con altre testimonianze.

La Prima Guerra mondiale, 1915. GUSSAGHESI alle ARMI
PARTE TERZA. Tre Gussaghesi combattenti. Testimonianze di gussaghesi o dei loro familiari. Qui ora, la scheda di un CADUTO e di due REDUCI.

ALBERTINI RINALDO
Nato il 16 ottobre 1881, figlio di Benedetto “Baléc” di Casaglio e Maria Teresa Annetta Aquilina Codenotti dei detti Baldi di Navezze; [Maria Teresa Annetta Aquilina Codenotti, del 1856, è figlia di Giuseppe Alloisio (1814), dei furono Francesco Codenotti (1794) e Domenica Piardi (1797) di Andrea (1767), e di Maddalena Pelizzari da Villa Carcina]. Sposò Amabile Alberti dei detti “Scartusì” di Remedello. Arruolato negli arditi Alpini, nel 1915, e mandato in trincea alle Tofane combattè aspramente tanto da subirne serie conseguenze psicologiche. Testimonianza della famiglia: Giorgina Albertini e Teresa Bezzi Alebardi, marzo 2005. Infatti, Giorgina Albertini, nipote di Rinaldo, nel suo libro “I Baléc racconta: <<Benché fosse animato da forti ideali patriottici, zio Rinaldo nelle trincee innevate e siderali, visse un’esperienza devastante che lo condizionò per tutta la vita. Gli arditi erano un corpo speciale d’attacco, che si scontrava con il nemico in un corpo a corpo, con la baionetta montana sul fucile e con un pugnale serrato fra i denti. Gli assalti richiedevano un forte coraggio e una certa incoscienza, pertanto i ragazzi venivano caricati sia psicologicamente che con una forte dose di alcool (…). Le condizioni dure della trincea e la forte paura vissuta durante gli attacchi provocavano spesso nei militari ribellione ed insurrezione, che veniva domata con la crudele pratica della decimazione. La decimazione consisteva nell’allineare i soldati ribelli, sorteggiare i loro nomi e colpire a morte il decimo estratto. Lo zio Rinaldo affrontò ben tre decimazioni. (…). (…)>>. Giorgina Albertini, marzo 2005, in I Baléc – Storia della famiglia Albertini Benedetto.
[(A cura di Achille Giovanni Piardi. 2005). Da lavori inediti di Achille Giovanni Piardi, luglio 2015]

ALBERTINI VIRGINIO GIUSEPPE
All’anagrafe Giuseppe. Battezzato Virginio Giuseppe e sempre chiamato VIRGINIO.
Gussago, 16 ottobre 1887. Combattente della Prima guerra mondiale.
Il 10.2.1916 è autorizzato a condurre veicoli militari del seguente tenore: “Automobili a scoppio in servizio militare”. “Conduttore e Meccanico” cosi in Torino il 1.4.1916 ed in Udine il 23.9.1916. “Autiere al Fronte, sull’Altipiano di Asiago”, scrive la famiglia d’origine nell’opera “I Baléc”. Ed ancora: <<Durante la ritirata di Caporetto seppe che il fratello Giuseppe (22 marzo 1896) era sceso dalla Cima 9 (o 12) delle Dolomiti, e corse a cercarlo. Quando lo incontrò magro, debilitato, quasi irriconoscibile, lo abbracciò con emozione, mescolando ai baci le lacrime e il muco. Giuseppe (1896), stretto da quelle braccia poderose, si sentì confortato, ma anche incredulo di fronte a quella espressione di tenerezza del fratello che, a casa, era stato capace di percuoterlo per sollecitarlo a lavorare. In quel momento sentirono un reciproco e profondo affetto fraterno>>. Virginio Giuseppe (1887) <<ad ALA, durante la disfatta di Caporetto, incontrò i cugini Colosini che lavoravano nella zona, come impiegati postali, e li salvò trasportandoli con il camion militare a Brescia”>>. (In: “I Baléc”. Storia della famiglia Albertini Benedetto. A cura di Giorgina Albertini, marzo 2005)
[(A cura di Achille Giovanni Piardi, 2005). Luglio 2015, da Lavori inediti dell’Autore].

ALBERTINI VITTORIO – Caduto
Nato a Gussago il 15 maggio 1890, di Luigi (1855) e Codenotti Agostina (di Paolo e Boroni Catterina) dei detti Curnài, dal nome della località sita nei pressi del tornante della carrozzabile che (oggi, inesistente all’epoca dei fatti di guerra) sale a Civine. Chiamato alla guerra nazionale in zona di frontiera, muore per cause di guerra il 22.11.1918. L’epigrafe monumentale dei Caduti gussaghesi lo menziona.
Dal Manifesto iconografico <CADUTI di GUSSAGO nella guerra 1915-18> leggiamo: “Figlio di Luigi da Gussago, classe 1890. Soldato nella XII Squadriglia Auto-Blindo-Mitragliatrici, morto in Udine il 22 novembre 1918 per malattia contratta in servizio”.
[(A cura di Achille Giovanni Piardi. 2003 e 2005). Da lavori inediti di Achille Giovanni Piardi. Luglio 2015].

Fotografia: ALBERTINI VIRGINIO GIUSEPPE, con commilitoni, è il primo a partire da destra.

A cura di Achille Giovanni Piardi

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