
I tempi sono maturi per raccogliere i frutti di un’estenuante opera di pianificazione urbanistica e di trattative con i Comuni più scettici. La Franciacorta è pronta a mettere al bando cemento intensivo, cave, discariche e impianti ad alto impatto ambientale per difendere il suo patrimonio fatto di paesaggi mozzafiato, vigneti Docg e tesori storico-architettonici. La «via per il futuro» sarà tracciata dal Ptra, il Piano territoriale d’area, strumento di governance e di programmazione che propone nuove soluzioni orientate a ridurre il consumo di suolo e a promuovere la valorizzazione delle identità paesaggistiche e culturali, mirato ad accomunare tutti i 22 Comuni della Franciacorta – attualmente sono dieci quelli che hanno già aderito al regolamento edilizio unico – per uno sviluppo più armonico, che potrebbe addirittura diventare un modello esportabile in altri territori. Insomma, un futuro senza colate di cemento e con interventi di qualità mirati. Un forte segnale di cambiamento che rappresenta la garanzia di un domani sempre più sicuro e sostenibile, per rendere la Franciacorta un territorio di valore. LA “svolta” è stata presentata in occasione di un convegno all’Auditorium San Salvatore di Rodengo. Significativa la presenza degli assessori regionali Pietro Foroni e Fabio Rolfi, degli amministratori e dei candidati sindaco dei Comuni della Franciacorta, del consigliere regionale Viviana Beccalossi, del presidente dell’associazione «Terra della Franciacorta» Francesco Pasini e dei soci del Consorzio Franciacorta e della Strada del Vino. «É fondamentale – ha detto l’assessore al Territorio e Protezione civile Pietro Foroni – tenere conto degli aspetti economici, culturali e sociologici di un’intera area omogenea per avere una visione ampia e di sistema. É intenzione della Regione investire anche economicamente su questo progetto strategico, rispettando però l’autonomia dei sindaci». «La distintività è una condizione vitale per i prodotti e i vini lombardi, al fine di vincere la sfida della competitività sui mercati – ha aggiunto l’assessore all’Agricoltura e Sistemi Verdi, Fabio Rolfi -. In questo senso il legame con il territorio è fondamentale. Per questo il Ptra è strategico al fine di comunicare in maniera univoca le peculiarità della Franciacorta. Significa dare un’ulteriore possibilità di sviluppo alla nostra viticoltura». Gli elementi innovativi del piano – approvato dal Consiglio regionale nel 2017 – riguardano, nel dettaglio, un censimento puntuale delle aree dismesse della Franciacorta aggiornato al 2017, al fine di valutare il patrimonio disponibile per la riqualificazione e il riuso soprattutto delle aree di rilevanza sovracomunale; la definizione di criteri per la salvaguardia delle colture di pregio, come i vigneti o gli uliveti, e di proposte per il riuso degli edifici rurali abbandonati; l’istituzione di un Fondo intercomunale per la sostenibilità per la perequazione territoriale. E la stesura di un Regolamento edilizio unico per i 22 Comuni, che consenta di risparmiare tempi e costi a beneficio di una maggiore efficienza. «Il Consorzio Franciacorta si è sempre espresso a favore di questo strumento, affinchè diventasse legge – ha sottolineato Maurizio Zanella, membro del Consiglio di amministrazione con delega al Ptra -, investendo buona parte del suo bilancio per portarlo avanti. C’è estremo bisogno di una Franciacorta bella, ordinata e sostenibile, che rispecchi la qualità e l’immagine che il suo vino ha raggiunto in soli cinquant’anni». Maurizio Federici, dirigente regionale per il Territorio e Programmazione territoriale e paesistica, ha precisato che «l’obiettivo generale è elevare la qualità dell’area al livello della qualità del brand vitivinicolo che lo identifica nel mondo. Con l’approvazione di questo piano la Franciacorta ha tutti gli strumenti per realizzare un vero e proprio Sistema Franciacorta capace di ripensare l’abitare in questo territorio coniugando attrattività, competitività e sostenibilità con azioni di qualificazione territoriale, paesaggistica e culturale, a beneficio della vocazione turistica dell’area e della lotta ai cambiamenti climatici».
Cinzia Reboni
Fonte: Bresciaoggi
Franciacorta: appello ai sindaci per la tutela
Solo dieci dei 22 comuni franciacortini hanno un “Regolamento edilizio unico” che frena l’arrivo di nuovo cemento. Da qui l’appello del consorzio vini, dell’assessore Rolfi e della consigliera Beccalossi affinché tutelino “il futuro del loro territorio”. Se la sostenibilità ha un significato concreto, allora i sindaci della Franciacorta dovrebbero approvare il “Regolamento edilizio unico”, quello licenziato mesi fa da Regione Lombardia: ad oggi, solo dieci dei 22 paesi che aderiscono Piano territoriale d’area (Ptra) della Franciacorta hanno adottato questo strumento urbanistico. E gli altri? A poche settimane dalle elezioni amministrative, che interessano l’80% di questi comuni, l’ex assessore al Territorio Viviana Beccalossi lancia un appello ai candidati sindaco: «Al di là dell’appartenenza politica – dice il consigliere regionale – chiedo a tutti l’impegno di portare in approvazione il regolamento edilizio». Finora, l’hanno adottato Cazzago, Erbusco, Gussago, Monticelli, Ome, Paderno, Rovato, Palazzo, Castegnato e Passirano. Ospitaletto è in fase di «adozione», ma all’appello mancano 12 comuni.
Il regolamento edilizio regionale è una novità che non riguarderà solo la Franciacorta: sono anni però che, in questa terra, si progetta la sostenibilità, si parla di regia unica, si chiede con forza di mettere fine alle colate di cemento (e agli impianti per il trattamento dei rifiuti). Il Piano territoriale è una scommessa non per pochi imprenditori, ma per le duecentomila persone che ci abitano. «C’è una visione di progetto che vuole innalzare il territorio al livello del proprio vino» per dirla con le parole del dirigente regionale.
Maurizio Federici. Bollicine e paesaggio si vendono insieme. E nei prossimi anni sarà sempre più così. «Il nostro è un vino nobile», nel senso che «valorizza prima il territorio che l’etichetta. Il territorio è il nostro asso portante. E senza di lui – sostiene Maurizio Zanella, presidente di Ca’ del Bosco – non andiamo avanti».
La stessa conversione al biologico è stata per molti viticoltori una scelta in favore del territorio. E non tanto un modo per spuntare ricavi maggiori. Ma in Franciacorta non si parla solo di vigneti, la progettazione di qualità ha bisogno di condivisione, come emerso al convegno di Rodengo Saiano sul futuro del Piano d’area. Cantine, filari, bottiglie di livello e agriturismi non possono cozzare con certi panorami che si vedono «alle uscite dei caselli di Ospitaletto e Rovato, altrimenti il turista torna indietro» sostiene Zanella. Il territorio deve quindi sapersi distinguere, ma non per le sue brutture.
Che serva «un piano urbanistico coordinato» lo ha ribadito anche l’assessore regionale all’Agricoltura Fabio Rolfi. Senza il Piano territoriale d’area, ogni comune mantiene «un’eccessiva discrezionalità. E invece pianificare insieme il futuro è un’assoluta necessità» ha detto l’assessore al Territorio, Pietro Foroni. Sicuro che «in un mondo globalizzato non vince più il singolo comune, ma l’intera Franciacorta».
Non bisogna però abbassare la guardia, visto che nel 2016 ci sono stati imprenditori del vino che volevano fare «interventi urbanistici invasivi» (così Beccalossi ha ricordato il progetto di raddoppio delle Corti franche). Ora si chiede a tutti di credere concretamente nella sostenibilità della Franciacorta, adottando al più presto il regolamento edilizio (anche se il parere Ats è arrivato solo a marzo). A testimoniare tensioni e divisioni c’è anche il caso dell’associazione «Terre di Franciacorta», dove mancano all’appello sei comuni (di cui due commissariati). Perché? «Adesso prevalgono questioni tecniche – fa notare il sindaco di Paderno, Silvia Gares – ma per anni si è perso tempo per difficoltà partitiche».
Trebeschi
Fonte: Corriere della Sera – Ed. Brescia