
Le distruttive alluvioni dell’Ottocento e dell’inizio Novecento hanno lasciato eco di una memoria imperitura tra gli abitanti di Gussago che, con il Comune, curano, anche attraverso associazioni di volontariato, agricoltori e cacciatori, il costante monitoraggio dei rilievi che si trovano immediatamente a ridosso del paese, la corretta pulizia dei numerosi sentieri e degli alvei dei torrenti, vorticosi durante le stagioni piovose. Il 2015 è stato un anno particolarmente intenso, sotto questo profilo, con articolati interventi su tutto il territorio, finalizzati ad aumentare la sicurezza in campo idrogeologico.
Un’operazione recente, di ampio respiro e importanza, ha riguardato il bacino della cosiddetta Canale, «addomesticata» nel corso dei secoli, ma sempre insidiosa. Grazie alla richiesta del Comune la Regione Lombardia aveva stanziato 150 mila euro per la soluzione di criticità idrauliche. Le opere svolte sono state il risezionamento dell’alveo fluviale e la creazione di una vasca di espansione del torrente Valle Gandine – affluente del corso d’acqua principale -, il consolidamento strutturale di una briglia della Canale, nei pressi di via Carrebbio, crollata in occasione di una piena, e di un muro sempre in zona via Carrebbio. È stato poi ripristinato il fondo dell’alveo attraverso la realizzazione di apposite «soglie» (ovvero strutture che non emergono dal fondo del canale e realizzate per fissare la quota di fondo). Infine, nella parte che scorre ad ovest dell’abitato di Navezze, è stata realizzata una vasca di sedimentazione, per il controllo delle eventuali piene. Frattanto il Gruppo Sentieri di Gussago e alcuni volontari hanno proceduto alla pulizia dell’alveo dei torrenti e, soprattutto, della Canale; operazione denominata «Fiumi sicuri», che verrà replicata il 19 e il 20 dicembre.
Un problema, quello delle gestione e della supervisione dei torrenti, con il quale Gussago convive dai tempi della sua fondazione. A testimonianza dei tentativi di contenimento dei corsi tumultuosi che si formavano all’improvviso, incanalandosi anche lungo le strade del paese, sono rimasti, in alcuni punti, come in via Forcella, alcuni grossi manufatti. Si tratta di oggetti triangolari in pietra bianca, squadrata, che furono inseriti, contro le case, come sponde per la deviazione di acque nei punti più critici, dove l’ondata di piena avrebbe colpito i muri.
Federico Bernardelli Curuz
Fonte: Giornale di Brescia