Quando lo spiedo lo si faceva sul caminetto e poteva essere azionato a mano, con santa pazienza, ovvero mosso “girato” in forma regolare con l’uso di strumenti e contrappesi. Caminetto, focolare dell’Ottocento in Gussago, alla maniera dei Piardi. Arnesi ed utensili vari, anche di epoca successiva, sino ai giorni degli anni Sessanta del Novecento.
Accanto al sicér (secchiaio, per il lavaggio di stoviglie e pentole, posto entro una nicchia) secchio di rame pesante; zangola verticale per formare il burro; mortaio per preparare “pestumi” o affinare il sale grosso; paletta di legno, concava, per calare lentamente, mano a mano, la farina gialla nel paiolo della polenta; graticola, molle (moia) e paletta metallica (bèrnàs) per attizzare il fuoco (stisà sö ‘l föc) o prendere la brace da porre sotto la graticola; al gancio di due distinte catene da caminetto, una pentola (pignatâ) per bollire carni, animali da cortile e verdure quali patate e altro, castagne ed un paiolo da polenta (più piccolo, tondo e stagnato al suo interno, in dialetto detto stignàt) coperto da un coperchio in alluminio con (moderna) impugnatura in “bacalite”; in primo piano, a sinistra, un girello od arcolaio – aspo per lavorare (dipanare) la lana.
Commento: Achille Giovanni Piardi
Fotografia: Angelo Cartella