Servono due milioni di euro di garanzia, ma in Consiglio comunale mancano i documenti. Marchina: solo problemi tecnici, la settimana prossima daremo l’ok.
Due milioni di euro per sperare. O meglio, per dirla come Fausto Gardoni, presidente della Fondazione Richiedei, «per vedere la luce in fondo al tunnel». Una fidejussione che il Comune si appresta a sottoscrivere, ma che il Consiglio di ieri non ha potuto votare perché mancavano i documenti necessari. Per dirla con le parole del sindaco Bruno Marchina, «problemi tecnici». L’atto verrà votato la settimana prossima, il primo cittadino ne è certo.
Per la prestigiosa istituzione socio sanitaria (nata a Gussago, ma operativa anche a Palazzolo) il tunnel ha l’angosciante aspetto di un mare di debiti. Non certo una novità, ma l’onda rischia ora di sommergere la Fondazione. Da qui la richiesta di aiuto al Comune di Gussago: una fidejussione, una garanzia con le banche, appunto, di due milioni di euro che consenta di proseguire con il risanamento. E invertire la tendenza verso il pareggio di bilancio. Quasi un sogno, visti i conti. Ventotto milioni il passivo «consolidato», tra il milione e mezzo e il milione e ottocentomila la perdita del 2012. Non uno scherzo, anche per una Fondazione che dà lavoro a 440 persone (tra dipendenti ed esterni) e che può contare su lunghe liste d’attesa per i propri servizi. Ma i posti letto dovrebbero essere di più, e le prestazioni maggiormente remunerate. Sul banco degli imputati in entrambi i casi la Regione: «Come può vivere un’azienda che ha il budget deciso da altri?», si è chiesto Gardoni.
Intanto però la fidejussione è fondamentale. «Per questioni tecniche dobbiamo rinviare a martedì o mercoledì della prossima settimana – ha spiegato in apertura di seduta il sindaco Bruno Marchina -, per allora saranno pronti tutti i documenti e riporteremo quindi la questione in Consiglio. Nessuno pensi che il rinvio sia dettato da chissà quali motivi: solo questioni tecniche». Marchina ha già preannunciato che riconvocherà l’aula con la procedura d’urgenza. Come dire: la fidejussione passerà quanto prima.
Il presidente Gardoni nella sua appassionata relazione all’aula è stato chiarissimo: «Il nostro impegno è tutelare i posti di lavoro ed il livello dei servizi. Ma senza aiuto non ce la possiamo più fare». Non che la Fondazione non ce la stia mettendo tutta: un piano di investimenti di circa 6 milioni, la perdita di esercizio ridotta da 4 milioni a circa 1,5 con l’obiettivo del pareggio di bilancio nel 2014. Nel risanamento ci hanno messo di tasca propria anche i dipendenti: hanno rinunciato all’integrazione in busta paga del Fondo di produttività e del premio di risultato. Sacrifici dolorosi volti a salvare l’azienda. Salvo che poi i tagli nazionali pesano per 500mila euro l’anno e di fatto azzerano la buona volontà dei lavoratori.
Ma non tutti in Consiglio sono stati benevoli con la Fondazione. A fronte di un unanime riconoscimento dell’ottimo lavoro di Gardoni, l’ex sindaco leghista Lucia Lazzari ha chiesto un impegno diretto di Marchina in Regione. Mara Rolfi, del Movimento Cinquestelle, ha puntato il dito: «Le operazioni vengono fatte sotto forma di ricatto sociale. Non capiamo come due milioni siano utili. Il Piano industriale ci sembra un accanimento terapeutico. Chi doveva controllare in questi anni? Il presidente doveva portare i libri in Tribunale». Opzione quest’ultima che Gardoni ha ammesso di aver valutato. Poi ha ritenuto che la storia della Richiedei non potesse essere buttata alle ortiche. Ma ora serve aiuto.
Francesco Alberti
Fonte: Giornale di Brescia