
È stato un Consiglio comunale ricco di colpi di scena quello andato in scena martedì. In una sala gremita di cittadini, il sindaco Bruno Marchina ha annunciato lo stralcio del primo punto in programma, ossia l’attesissima relazione sullo stato di salute della Fondazione Richiedei. Un rinvio dovuto agli sviluppi dell’incontro di lunedì in Regione, in cui è emerso il fatto che, al momento, non fosse noto il piano aziendale triennale della Fondazione gussaghese e che un eventuale passaggio in Consiglio comunale prima di un confronto con l’istituzione avrebbe di fatto blindato il documento a eventuali modifiche. «Abbiamo deciso – ha affermato il sindaco – di rinviare la relazione a quando il piano sarà condiviso con la Regione». Il rinvio non è piaciuto al consigliere Francesco Palermo (civica Cattolici e Democratici) che ha deciso di dimettersi. A sostituirlo, probabilmente, sarà l’ex sindaco Lucia Lazzari.
Confronto vivace anche dopo la relazione di Roberto Fezza, presidente della Fondazione degli Enti Morali titolari della gestione di alcune scuole dell’infanzia.
Al centro delle polemiche la mancata permuta di Cascina Venturelli, alla base anche degli attriti tra il Cda della Fondazione e Lucia Lazzari. La permuta era stata data per conclusa da Fezza nella relazione del 2010 ma nel 2011 non venne formalizzata. Una vicenda intricata, ricca di «tecnicismi», che ha sollevato non poche richieste di chiarimento.
Al termine dell’accesa discussione è arrivata anche una buona notizia, anche se per averne la certezza si dovrà aspettare il prossimo 10 dicembre. È il rispetto del patto di stabilità, che tuttavia è subordinato alla concretizzazione di un’ultima operazione finanziaria. Il rispetto, nella fattispecie, sarebbe frutto dello stralcio di alcune opere pubbliche e dell’abbattimento dell’indebitamento con i fondi risparmiati.
«Un provvedimento – ha rimarcato l’assessore al bilancio Roberto Pace- dovuto a quel meccanismo inserito nel patto di stabilità che costringe a utilizzare entro l’anno i soldi introitati,
realizzando nello stesso anno le opere pubbliche a cui sono destinati. Risulta chiaro che in venti giorni non possono essere realizzate opere che tecnicamente necessiterebbero di mesi. Sfrutteremo il meccanismo, dunque, evitando le pesantissime sanzioni che deriverebbero da un patto non rispettato».
Davide Lorenzini
Fonte: Giornale di Brescia