Dopo due anni, ritorna la “Macchina del Triduo” di Santa Maria Assunta

Dopo due anni, ritorna fino a fine novembre 2022 la maestosa “Macchina del Triduo” nella chiesa prepositurale di “Santa Maria Assunta” di Gussago, un apparato scenografico religioso smontabile che si innalza negli edifici sacri più importanti durante le celebrazioni del triduo. Una struttura, quella di Gussago alta ben 18 metri, alla quale i  gussaghesi sono da sempre molto legati; un segno tangibile di devozione e meditazione, caratterizzata da particolari decorazioni che rimandano a simboli spirituali.

Per montarla si sono alternate 24 persone, per circa una settimana di lavoro. Inizialmente veniva montato in occasione delle S. Quarantore (Triduo) ora invece per la Celebrazione dell’Ottavario di preghiera per i defunti, ottavario che inizia sabato 22 ottobre e terminerà con la vigilia della Solennità dei Santi. E’ un segno che unisce tutta la comunità gussaghese, soprattutto coloro che qui sono nati e ben conoscono questa struttura. E’ talmente amato che, si dice, che anche chi non partecipa alla vita della comunità cristiana, durante l’ottavario visiti la Chiesa con l’apparato del Triduo e faccia memoria dei propri defunti. Certamente sarà occasione per pensare, riflettere e pregare.

Alle origini

Tale pia pratica si era diffusa nei primi anni del 1700. In origine per quei tre giorni le chiese venivano parate a lutto, con drappi di velluto nero, speciali catafalchi al centro della navata o su un altare, con supporti per le candele che significavano le anime dei purganti, essenza stessa del Triduo, simbolo della vita che si consuma, così come, bruciando, l’anima si purifica; e nello stesso tempo segno della luce del Cielo dove l’anima sarebbe giunta grazie alle preghiere dei vivi. Via via per queste celebrazioni si studiarono apparati, architetture sceniche in legno che si alzavano sull’altar maggiore, ornate da elementi decorativi sempre più preziosi e dai forti richiami religiosi.

Anche a Gussago nei primi anni del XVIII secolo si era costituita una “Arciconfraternita del Suffragio di S. Maria”. Gli iscritti si riunivano nella chiesa di S. Lorenzo, dove si raccoglievano in preghiere, celebravano il Triduo e avevano diritto di sepoltura. I Confratelli avevano fatto realizzare un apparato ligneo smontabile con varie decorazioni floreali e simboliche, che secondo un documento dopo pochi anni venne sostituito da un’altra “Macchina”, in uso con poche modifiche per tutto l’Ottocento e sostituita da quella attuale.

Risale al 10 luglio 1909 il contratto tra i reggenti della Compagnia del Triduo della Parrocchia di S. Maria Assunta e i costruttori Beneduci di Coniolo-Orzinuovi, che realizzarono l’apparato secondo il disegno da loro predisposto e approvato dalla reggenza, con i dettagli di tecniche, legni, doratura del fogliame, delle cornici e di tutte le parti volute dall’arte e in uso presso gli apparati più suntuosi. Unica variazione: in luogo delle due statue progettate nel disegno, furono collocati i due angeli dipinti sul legno consegnati dalla Reggenza, popolarmente dette “Angele” attribuite ad Angelo Inganni. La parte inferiore dell’apparato, mediante le opportune modificazioni predisposte dai costruttori, sarebbe stata realizzata in modo da potersi applicare nella funzione delle quarant’ore, formando da sé un disegno completo. Il tutto, predisposto sia per candele di cera che per luce elettrica, fu consegnato due anni dopo, così come lo ammiriamo oggi, allestito per l’Ottavario dei defunti.

Descrizione del nostro attuale apparato

Al primo livello dalla base sopra l’altare vediamo cinque composizioni fitomorfe, simili a cespugli dal grande fogliame, una centrale sopra il tabernacolo e due a destra e a sinistra, con funzione di candelabri che reggono le candele; sono foglie di acanto, pianta dalle foglie grandi, con bella nervatura, lucide, resistenti e fin dalla classicità greca inserite in ornamenti, sculture e decori per significare forza e longevità, adottate poi dalla religione cristiana come simbolo di Resurrezione.

Al secondo livello, una grande voluta lignea curvilinea si avvolge alle estremità a due rosette e sorregge un decoro dove le fantasiose code di due leoni a squame richiamano draghi o serpenti, simbolo del male, sottomessi dai leoni simbolo di forza e potere, simmetricamente collocati a destra e a sinistra; le code si annodano sotto un altro decoro a foglie d’acanto. La raffigurazione delle teste dei leoni alati, più simili a mascheroni fantastici, così come le loro code non tanto feline quanto attribuibili a mostri, richiama la tribù di Giuda, dove il leone è simbolo del re Davide e poi di Gesù suo discendente. Il leone compare solo nel nostro apparato ed è probabilmente un richiamo ai leoni marmorei del Tantardini che ornano la gradinata antistante la facciata della chiesa parrocchiale, un segno di identità della comunità dei fedeli di Gussago che troveremo anche oltre.

Al successivo livello superiore, in corrispondenza delle teste leonine , dentro due preziose cornici a fogliame, con sei candele alla sommità di ciascuna, sono collocate le cosidette “Angele”, che si volgono verso la raggiera centrale con il Santissimo. I due pilastrini-lesena che incorniciano la raggiera dell’Ostensorio, punto focale del culto dell’Eucaristia, sono a candelabra, con festoni e nastri quasi del tutto simili a quelli del portale quattrocentesco della nostra Pieve: dunque, quella macchina del Triduo era un “unicum”, era e doveva essere principalmente espressione della comunità dei fedeli gussaghesi. Sopra l’ovale della raggiera, che si sviluppa da una base su tre livelli, inferiore, centrale e superiore, due putti, i messaggeri di Dio, con ruolo di protezione e di consolazione, sorreggono la corona simbolo di regalità, attributo di Maria, cui la nostra Parrocchiale è intitolata. Oltre la trabeazione sopra la corona, lo spazio è chiuso da un arco con cariatidi, quasi simile ad un ingresso: è la porta del Paradiso, finalmente varcata dalle anime purganti col suffragio delle preghiere dei vivi.

Per approfondire:
Il Triduo di Santa Maria Assunta

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