Ronco-contea per rilanciarsi

Una piccola comunità orgogliosa che grazie alle «provocazioni» di un singolo e con l’appoggio della popolazione proclama una sorta di autonomia feudale. Questo è, in breve, il progetto di Ettore Marchina, imprenditore gallerista e magnate.

Nato il 21 marzo 1956, risiede in quella che lui definisce «Contea di Ronco». Marchina fa i suoi primi passi nel mondo del lavoro come saldatore di condotte elettriche. Nel 1987 apre, dal nulla, la sua prima azienda e da lì comincia una scalata verso il successo e l’affermazione economica.
Per le strade della frazione di Gussago si sono materializzati cartelli stradali ed epigrafi inneggianti ad una fantomatica «Contea di Ronco», che ha destato nei passanti curiosità e interesse.
«L’idea di formare la contea – afferma Marchina – nasce da una battuta tra amici. Dalle battute, però, spesso scaturisce un passaparola che porta alla concretizzazione di un’idea. Il fine della provocazione è dare uno scossone a un paese letargico e senza stimoli attraverso cartelli stradali e incisioni in marmo affisse ai muri.
Ronco è un luogo destinato ad essere sempre più emarginato, perché poco considerato dal Comune. La gente non esce di casa, è un paese spento. L’unico subbuglio arriva dai giovani, artisti e non, che con le loro idee e il loro spirito di iniziativa possono movimentare una realtà apatica.

Ma le idee, senza sostegno economico possono poco. Desideriamo investire sul territorio, sull’arte, sui giovani, sul turismo – prosegue Marchina -. Oltre al Museo che ho aperto, ho intenzione di creare spazi per installazioni creative che porterebbero lustro al paese e darebbero una vetrina ai giovani artisti locali». Sul sito www.conteadironco.it vengono messi «in vendita» prodotti a dir poco originali ,come “L’aivö”, ovvero acqua minerale estratta dalle rocce di Ronco, venduta a… soli 40 euro al litro. Si tratta dell’ennesima provocazione: la pagina web serve a far parlare del progetto. Il sogno è quello di creare una San Marino in miniatura: battere moneta e creare laboratori per artigiani.

Sul portale della casa-museo di Marchina c’è un autoritratto scultoreo con pipa, che domina la chiave del finto arco. Attorno, corre la scritta: «Nel nome di mio padre»; poco sopra, due clipei nei quali, in bassorilievo, appaiono i tredici superstiti di Ronco (storia e leggenda legata agli abitanti della frazione sopravvissuti alla peste) e un secondo tondo che rappresenta volti di famiglia. In giro per il paese sono disseminate altre iscrizioni. Una di queste recita: «Love. I ronchesi non possono ignorare la contea come l’albero non può ignorare il suolo che l’alimenta». In piazzetta è stata invece da poco collocata una lapide-preghiera dedicata alla guarigione dei ronchesi e alla protezione degli angeli. Infine, un portale di bronzo sul quale sono incise le parole dell’inno di Mameli. Come dire: autonomia feudale, ma riconoscimento del tricolore.

Fonte: Giornale di Brescia

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