Ronco: fino 50-60 anni fa era sicuramente dimora per pursèi o sì e conécc.
A Ronco come in tutte le otto contrade gussaghesi. Al nostro Giuseppe lo spirito, quello bello e combattivo non manca certamente. …direi: ciò che garantiva la vita, la sussistenza alimentare della famiglia; aldilà del gravoso impegno di custodire, accudire, pulire gli animali ivi accolti. Vi era carne per ogni giorno, settimana, festività e solennità, mese; non vi era necessità di correre a far spesa alla macelleria ogni giorno e forse non lo si sarebbe potuto neppure fare… Soldi contanti e pochi si vedevano solo ad ogni quindicina od a fine mese per coloro che godevano di un rapporto di lavoro stabile alle dipendenze, ma quanti? I più attendevano il frutto dell’impegno in questa o quella coltura, il raccolto ed i raccolti stagionali, la vendemmia dell’uva tra fine settembre e gli inizi di ottobre quello principale. Vi era da fare i conti con la tipologia del proprio rapporto di lavoro: a giornata, bracciante o brasét, affittuale a fet, a mezzadria o mezàder. I primi soldi contanti (…contati) che si vedevano in famiglia, per sfamare le tante bocche, erano quelli derivanti dalla vendita delle ciliege di maggio assieme a quelli riconosciuti per la fornitura alla filanda delle “galète” i bozzoli da baco da seta (dei caàlér o caàléèr).
Fotografia di Giuseppe Reghenzi.
A cura di Achille Giovanni Piardi.