San Girolamo: breve storia del patrono di Civine

Il Santo Sophronius Eusebius Hieronymus, San Girolamo, Dottore della Chiesa ed uno tra i quattro massimi Padri latini (assieme a Sant’Agostino, Sant’Ambrogio e San Gregorio Magno), nacque a Stridone, regione dell’antica Dalmazia dell’Impero romano, attorno al 347. Siamo ai confini con la Pannonia. Di ricca e nobile famiglia cristiana, ricevette un’accurata educazione letteraria che perfezionò a Roma, alla scuola del celebre grammatico Donato. Qui divenne catecumeno e ricevette il Battesimo, impartitogli da papa Liberio (352-366).  Girolamo morì a Betlemme nel 420; fu il più grande “traduttore” della Bibbia nella forma detta vulgata e un fautore del culto delle reliquie dei santi. Le spoglie di San Girolamo, sacerdote, eremita, dottore e padre della Chiesa, sono poi state trasferite in apposita tomba (urna di porfido dell’altare papale) nella patriarcale basilica di Santa Maria Maggiore in Roma.

Statua lignea policroma, processionale, di San Girolamo; opera dei maestri scultori di Ortisei in Val Gardena

I resti di San Girolamo pervennero alla basilica di S. Maria maggiore nel XII secolo e furono riposti all’ingresso dell’Antrum Praesepi; nel 1409 la famiglia Guaschi li fece collocare in un altare appositamente costruito. Nel 1424, per mezzo di un lascito del cardinale Pietro Morosini, le ossa furono riposte in una cassetta d’argento del costo di 100 fiorini. Per la costruzione della cappella Sistina o del SS. Sacramento, Sisto V fece demolire la precedente, dedicata a San Girolamo, al cui altare quattrocentesco si veneravano i resti. Secondo una leggenda il canonico Ludovico Cerasola, per evitare un’eventuale loro traslazione alla chiesa di San Girolamo degli Schiavoni, li nascose nel pavimento a destra del presbiterio. In seguito il cardinale Domenico Pinelli riesumò la cassa d’argento contenente il corpo di San Girolamo e la pose sotto la confessione. Rinvenuta la cassetta nel 1747 fu collocata definitivamente all’altare del Papa.

La città natale di San Girolamo
Alla ricerca di Stridone, al confine tra due mondi, San Girolamo è, insieme a Sant’Agostino  tra i padri della Chiesa d’Occidente quello che esercita il maggior fascino e suscita il maggior interesse su un profano come il sottoscritto, non solo per la sua vita ascetica e di studioso della Bibbia, legato indissolubilmente alla terra del Signore, ma anche per le sue origini etniche e geografiche. Come Agostino, anche Girolamo appartiene ad un mondo e una civiltà ormai scomparsi da secoli. É pur vero che la nazione Berbera latinizzata cui apparteneva Sant’Agostino  non è stata spazzata via del tutto dalla storia, però le sue caratteristiche fondamentali dell’epoca classica sono state oggi pressoché totalmente assorbite dal mondo arabo-musulmano. San Girolamo nei suoi scritti dichiara di essere ‘dalmata’ ed originario della città di Stridone. Era cioè un figlio della stirpe illirica oggi totalmente scomparsa se non fosse per l’etnia albanese, e che all’epoca di San Girolamo era stata romanizzata già da tre-quattro secoli. Mentre è noto che la provincia romana della Dalmazia si estendeva ben oltre la fascia costiera dell’attuale omonima regione croata, fino alla parte settentrionale dell’odierna Bosnia (confinava a sud del fiume Sava con l’altra provincia illirica della Pannonia), dell’ubicazione della città di Stridone non si sa invece nulla. Non soltanto della cittadina natale di San Girolamo si sono perse le tracce con le invasioni delle popolazioni germaniche, avare e slave del quinto e sesto secolo, ma oltre che nei cenni autobiografici di San Girolamo, il suo stesso nome non compare in nessun altro scritto a lui contemporaneo che sia giunto fino ai giorni nostri. Di qui la curiosità di molti storici ed archeologi che hanno cercato di ritrovare tale località sul terreno, a partire dai riferimenti autobiografici di San Girolamo stesso. Si è così cercata Stridone sia nella fascia costiera adriatica, sia nel retroterra, cioè in varie località della Croazia e della Bosnia. Dato che San Girolamo fa riferimento anche alle città di Aquileia, (vicino a Trieste) ed Emona (l’odierna Lubiana), alcuni hanno pensato che Stridone dovesse trovarsi in Istria. Altri hanno pensato che Stridone dovesse trovarsi non lontano dal fiume Una, lungo il tracciato del confine tra le province romane di Dalmazia e di Pannonia.

Stridone oggi si chiama Vodicevo. Da una delle due parti del fiume Una, in Bosnia, esisteva un’altra altura fortificata simile a quella da noi visitata, ma ancora più grande e che tale seconda fortezza probabilmente corrispondeva a Stridone. Entrambe queste località si trovano sul tragitto di antiche vie di comunicazione romane che dal mare adriatico portavano in Pannonia alle città romane di Siscia (oggi Sisak) e Sirmium (oggi Srjemska Mitrovica). Si tratterebbe cioè di posizioni strategiche per il controllo delle vie di comunicazione.

Le biografie di San Girolamo
Tutte sottolineano questo duplice aspetto della sua vita: la vita monastica e lo studio come preghiera. Sono due elementi che si compenetrano vicendevolmente. Quando ci si ritira in solitudine, che cosa si fa? Ebbene anzitutto si prega il Signore. E la preghiera, a sua volta, di che cosa si nutre? Della divina parola, amata, approfondita, studiata con passione. Per il resto della sua vita San Girolamo viaggiò in Oriente, fece vita ascetica nel deserto vicino ad Antiochia, ascoltò a Costantinopoli le lezioni di Gregorio di Nazianzo [o Gregorio Nazianzèno, santo. – Padre e dottore della Chiesa (Arianzo presso Nazianzo, Cappadocia, 330 circa – ivi 390 circa)], il quale gli fece leggere gli scritti di Orìgene, esortandolo a tradurne in latino le opere. San Girolamo ammirò molto Orìgene per il suo greco raffinato, per la sottigliezza del suo pensiero neoplatonico, ma con lui entrò poi in un’appassionata polemica per certe affermazioni in eretiche. San Girolamo fu un polemista straordinario. Applicò il detto di san Paolo: ” Devi esortare opportunamente e inopportunamente “. In effetti, Girolamo esortava anche inopportunamente. Direi quasi più inopportunamente che opportunamente. Si inimicò moltissime persone, essendo uno spirito irascibile e passionale. Però (ecco la pedagogia di Cristo!) quella sua passionalità, quella sua irascibilità, quel suo orgoglio, quel suo spirito vendicativo, furono da lui vinti con l’aiuto del Signore Gesù e quello che vi era di buono nella sua passionalità fu messo al servizio del Vangelo. Nel 382 il papa Damaso (366-384) lo chiamò a Roma e in quell’occasione gli conferì l’incarico di rivedere la versione latina del Nuovo Testamento [detta Vetus Latina o Itala] sull’originale greco e di correggere sul testo dei Septuaginta la versione corrente dell’Antico Testamento. Nasceva così quella redazione della Bibbia che per la sua celebrità si chiamò Vulgata e che, per quanto non immune da mende, può essere tuttora considerata come uno dei più insigni monumenti letterari dell’antichità cristiana. Nel 391, quando erano passati sette anni dalla morte di Damaso I, San Girolamo decise di intraprendere la traduzione dell’Antico Testamento sull’ebraico, lavoro che lo tenne impegnato fino al 406: non si trattava più di una revisione, ma di una versione ex novo. Così San Girolamo poté dire di aver ottemperato totalmente all’ordine del pontefice, in spirito di perfetta obbedienza.

Vi sono coloro che osano dire che San Girolamo poteva  pensare, addirittura, di poter succedere a papa Damaso, di cui era stato segretario: aveva buone speranze. La tradizione dice che fu persino ascritto al Sacro Collegio, tant’è vero che nelle opere d’arte San Girolamo è spesso rappresentato in vesti cardinalizie. Egli apparteneva al clero di Roma e quindi poteva essere eletto papa. A Civine di Gussago il cappello (del tipo saturno) del galero cardinalizio Girolamo lo tiene …sotto il piede! . Condusse vita ascetica e ben presto attorno a lui si radunarono altri desiderosi di perfezione, specialmente un gruppo di dame dell’alta nobiltà romana, come le vedove Marcella e Paola con le rispettive figlie Blesilla ed Eustochia. Ma il clero romano, al quale San Girolamo non risparmiò gli attacchi, lo avversò fieramente e, alla morte di papa Damaso (384), prese pretesto dal decesso della giovane Blesilla per suscitare una sollevazione di popolo contro San Girolamo, che sdegnato abbandonò Roma e prese la via di Gerusalemme, dove presto lo raggiunse il gruppo degli asceti romani. Egli era troppo ascetico per i gusti romani di quel tempo, era molto amico del Papa San Damaso, desideroso di costumi più severi:da qui la reazione ostile contro di lui, che dovette fuggire da Roma, temendo per la sua incolumità fisica. Dopo alcuni pellegrinaggi ad Antiochia e nei deserti della Nitria, nel 387 si stabilì con la sua piccola comunità nei dintorni di Betlemme. Furono anni d’intenso lavoro e di studio, in vista dei quali San Girolamo si era preparato uno strumento prezioso nella ricca biblioteca raccolta durante le sue peregrinazioni. In arte, come si è detto poco più sopra, san Girolamo è spesso rappresentato non solo in vesti cardinalizie, ma anche in abiti poveri e logori (come lo si può vedere ed ammirare a Civine – San Girolamo, sia nella sembianze statuarie dell’opera lignea eseguita dagli artigiani della Val Gardena quanto nella pala dell’altar maggiore, opera del primo Settecento della scuola dei bresciani Paglia, se non addirittura del più noto Francesco Paglia), per sottolineare la sua anima monastica. Talora viene raffigurato con un leone ai suoi piedi. Perché mai? Si racconta che un giorno egli trovò un leone con una spina nella zampa; gliela tolse e lo medicò. Il leone gli si affezionò e rimase accanto a lui fino alla morte. Questa è una leggenda. Può darsi però che l’episodio sia vero. Comunque è bello vedere in questa bestia feroce, che ferita si lascia medicare e diventa docile, il simbolo del santo stesso. San Girolamo non era timido, anzi era un vero leone, che però divenne mite dinanzi al Maestro, divenne mansueto dinanzi al Signore. San Girolamo: che anima bella! Ci induce a pensare che, anche se vediamo in noi degli eccessi, delle tendenze passionali e disordinate, non c’è da temere: il Signore ci medica, come medicò Girolamo e lo rese mansueto, considerando quello che c’era di buono in lui. Circa il rapporto di San Girolamo con le Scritture, cito un brano del suo Commento al profeta Isaia: “Si enim iuxta apostolum Paulum Christus Dei virtus est Deique sapientia, ignoratio scripturarum ignoratio Christi est” [= Se secondo l’apostolo Paolo il Cristo è la potenza e la sapienza di Dio, l’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo]. Mi piace molto questo sillogismo. Se san Paolo afferma che Cristo è la sapienza e la potenza di Dio e se Gesù dice ai sadducei che non conoscendo le Scritture non conoscono la potenza di Dio (Mt 22, 29), ciò vuol dire che le Scritture sono vere. Perciò tutto l’Antico Testamento è visto da San Girolamo come non è visto da certi nostri esegeti contemporanei, cioè come una pedagogia in vista del Cristo. Per San Girolamo Isaia è stato non solo un profeta, ma anche un apostolo e un evangelista. I profeti chi annunciano? Annunciano Colui che è annunciato anche dagli apostoli, il Cristo. Questo è il punto cruciale verso cui converge tutta la storia dell’Antica Alleanza. Oggi siamo in scarsa consonanza con la sensibilità del popolo ebraico. Ma questo non ci interessa più di tanto, perché non siamo laicisti. Ci preme solo la vita dello spirito, la religione, non le etnie. Se uno perde di vista queste due cose, tutto si confonde. Nella religione le cose stanno così: la pienezza della verità è solo in Cristo. Quindi non c’è nessun dubbio che tutte le Scritture convergono verso il Cristo. Pensate alla trasfigurazione di Gesù: Mosè ed Elia stanno ai lati del Signore. Allora rispettiamo pure la sensibilità di tutti, ma rispettiamo anzi tutto l’onore dovuto a Dio! E Dio ha voluto che il mondo fosse redento nel Cristo. Le Scritture contengono il Cristo. Infatti, San Girolamo dice: “Nel volume di Isaia è contenuto tutto quello che la lingua umana può pronunciare, tutto quello che la debole mente umana può concepire. Tutta la filosofia, la metafisica, la cosmologia, l’etica sono contenute nelle Scritture”.

Ebbene, sull’esempio di San Girolamo manteniamoci fedeli all’interpretazione obbiettiva, secondo verità delle Sacre Scritture, perché la parola del Signore sia il nutrimento delle anime nostre e così sia.

Fonti:

  • «Reliquie Insigni e “Corpi Santi” a Roma» di Giovanni Sicari
  • “Storia e archeologia”, studio di Felice Maggia, in N.2. Giugno-Agosto 2006
    http://www.novaetvetera.it/articolo.php?id=187&idg=24

A cura di Achille Giovanni Piardi

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