Posto su un colle a dominio dell’abitato di Gussago, fin dal medioevo l’ex complesso domenicano della Santissima caratterizza il paesaggio di questo estremo lembo di Franciacorta. Luogo di devozione ed elevazione dello spirito, la Santissima è stata nell’Ottocento un importante cenacolo di cultura, ospitando protagonisti delle arti come Rodolfo Vantini, Gian Battista Gigola, Luigi Basiletti e Angelo Inganni. Le recenti opere, volute dalla Fondazione Richiedei, hanno arrestato il degrado dell’edificio e l’hanno restituito alle forme neogotiche che il Vantini le aveva conferito all’inizio del secolo scorso.
L’esistenza di una chiesa rurale “in monte di Barbisono” nel territorio di Gussago è attestata per la prima volta da un’indulgenza emanata nel 1460 da papa Pio II “pro loco Trinitatis Gussagi”. Della chiesetta, di giurispatronato della Comunità di Gussago, nulla si sa circa la data di costruzione, ma nel 1460 è detta “quasi reparata”: dunque già abbastanza vecchia da richiedere restauri. Diciannove anni dopo Sisto IV ne decreta l’unione al convento bresciano di San Domenico, che voleva fare del “romitorio” una casa per evadere dalla città in tempi di “pestifera infirmitade” e per la villeggiatura nei periodi estivi.
Nei secoli XVI-XVII i Domenicani, attivi a Gussago anche come inquisitori, sottopongono la Santissima a varie opere di adattamento: vengono ampliati il nucleo abitativo e le strutture necessarie alla coltivazione della vite ed alla raccolta di erbe medicinali e di legna per il monastero della città. Modifiche sono apportate anche alla chiesa: sulla facciata romanica viene aggiunto un portico con colonne in pietra, mentre all’interno sono inseriti contrafforti sui quali si innesta una copertura a crociere.
Volte e pareti vengono riccamente affrescate, quasi certamente da Paolo da Cailina il Giovane (1458 ca. – dopo il 1558?): tra le altre si segnala due figure di Domenicani, due profeti, un padre Eterno in gloria e un toccante Cristo sul sepolcro; la splendida pala della Santissima Trinità è oggi conservata presso la sede della Fondazione Richedei.
Dopo la soppressione del convento domenicano, decretata dal Governo Provvisorio Bresciano nel 1797, la Santissima è trasformata in casa di villeggiatura e nel 1823 viene acquistata dall’illustre miniaturista Gian battista Gigola. Questi, durante i suoi soggiorni a Gussago ama ospitare una cerchia di amici tra i quali Luigi Basiletti e Angelo Inganni. Si deve al Gigola l’idea di conferire alla Santissima l’aspetto neogotico che ancora conserva: l’intervento è realizzato tra il 1823 e il 1830 da Rodolfo Vantini.
Alla sua morte, Gigola lascia tutti i suoi beni, compresa la Santissima, all’Ateneo di Brescia, salvo il godimento in usufrutto per la moglie Aurelia Bertera, che di lì a poco sposa in seconde nozze il più giovane Angelo Inganni. Il pittore si stabilisce così, nel 1842, nella prediletta residenza gussaghese, luogo di lavoro e di serenità. Quando però nell’aprile 1855 la Bertera muore, l’Ateneo chiede a Inganni la restituzione della proprietà o l’affitto. Nel settembre dello stesso anno tuttavia l’amico Paolo Richiedei acquista la Santissima e la concede in beneficio al pittore ed alla sua nuova moglie, l’allieva Amanzia Guérillot. Alla morte di Inganni la Santissima passerà in usufrutto al nipote del defunto Richiedei, e quindi, per volere testamentario di quest’ultimo, all’Ospedale e Casa di Risposo da lui istituiti.
L’ultimo passaggio è avvenuto il 24 Novembre 2010 quando il Consiglio comunale di Gussago ha deliberato l’acquisto dell’edificio e dell’area pertinenziale ad esso dalla Fondazione Richiedei: la Santissima, simbolo di un territorio, è divenuta così proprietà dell’intera comunità gussaghese.
Fonte: www.comune.gussago.bs.it