Anche Herman Melville sarebbe felice: la balena, simbolo della «contea» di Ronco di Gussago, è diventata bianca, proprio come Moby Dick. La scultura di Stefano Bombardieri, collocata dal 2022 all’ingresso della frazione in via dei Rii, rappresenta un cetaceo arenato, lungo venti metri, trascinato da una bambina alta un metro e mezzo, ma piegata per il peso dello sforzo, che con l’aiuto di una corda tenta di salvare il mammifero portandolo verso il mare, verso la salvezza.
In origine l’installazione – intitolata «Gaia e la balena» – era di colore nero. L’opera, aveva spiegato Stefano Bombardieri in occasione dell’inaugurazione dell’allestimento, «richiama la forza dell’innocenza, dove i bambini hanno un potere enorme per raccogliere le grandi sfide dei nostri tempi, evocando in senso esteso e metaforico i temi legati alle criticità ambientali». Il recente cambio di colore è frutto di una scelta stilistica e tecnica. Bombardieri, in collaborazione con il collega Frisò, ha deciso di virare al bianco per prevenire eventuali deformazioni della struttura causate dal calore estivo. Non solo: il bianco aggiunge anche un livello simbolico, con il colore dell’infinito, del sublime e della dualità tra bene e male. Sia l’installazione di due anni fa che l’attuale «metamorfosi» è stata sostenuta dalla Galleria Gare 82 di Ettore Marchina.
Poco dopo la sua installazione, la scultura era stata imbrattata con una bomboletta spray. Complice la notte, qualcuno aveva «profanato» la mastodontica opera scrivendo a caratteri cubitali sulla pancia della balena «Comune di Gussago». In quell’occasione, il gallerista aveva messo una «taglia» offrendo 5.000 euro a chi potesse dare informazioni utili ad identificare l’autore del gesto vandalico. Ma il responsabile dello sfregio non è mai stato identificato.
«Gaia e la balena» è inserita nella gamma delle opere di Bombardieri legate al tema «Animal’s Countdown», il conto alla rovescia per gli animali in estinzione. Al parco Muccioli di Sale sono state da tempo installate altre sculture, come il rinoceronte, l’elefante e l’ippopotamo.
Cinzia Reboni
Fonte: Bresciaoggi