Taci. Sulle soglie del bosco si spengono voci e parole umane, la musica nasce nel silenzio verde. Cento persone ascoltano le note del violoncello di Giovanni Sollima e le riflessioni di Fratel Lino, unite sabato sera a Piazzole (Gussago) in un duetto dal titolo «fraternità». Chi sui tronchi umidi, chi sulle panchine, guardando il cielo che per tutto il giorno aveva promesso pioggia – ma la solennità dell’incontro sembra ipnotizzare persino le nuvole, disposte ai lati del bosco come per ascoltare, lasciando un nitido spicchio azzurro in cima alla radura. Mentre Fratel Lino prende posto nel cerchio formato dagli spettatori, Sollima inizia a suonare a qualche metro di distanza, come a confermare la sua natura di outsider, di musicista che viola le convenzioni della realtà e dell’arte. La sua musica non si può definire: fonde ispirazioni diverse trasportando gli ascoltatori in tempi e luoghi lontanissimi. Camminando arriva in mezzo al cerchio, senza smettere di suonare. In pezzi distesi nel respiro di un racconto o concisi come un aneddoto palpeggia le corde, che sembrano ubbidire, prima che alle sue mani, ai suoi pensieri. È tutt’uno col violoncello, un unico strumento innervato da tale energia che in un momento dell’esecuzione lascia cadere l’archetto, come attraversato da una scarica elettrica. Sollima suona: davanti a lui c’è uno spartito di note e parole. Risponde la voce di Fratel Lino, monaco di Bose, comunità che accoglie ogni fede «perché tra tutte – ha ricordato – c’è un legame fraterno». Così come tutti – cattolici, musulmani, atei – possono gustare i racconti della Bibbia, rievocati come appassionanti leggende. Il frate riflette su Caino e Abele, Esaù e Giacobbe, fino al legame fraterno più profondo: quello di Gesù con i suoi discepoli e con l’umanità. Mentre il concerto va avanti qualcosa si scioglie: le persone si abbandonano all’atmosfera, si immergono nel buio pennellato dal crepitio del fuoco e dai puntini delle lucciole. Infine applausi, un bis, assaggi di distillati offerti dai monaci di Bose. Fraternità: ascoltare insieme, nel buio sotto le stelle, la musica che ci rende parte di un’unica storia.
Anna Castoldi
Fonte: Bresciaoggi