
Alla fine dell’Ottocento il parroco, oltre a preoccuparsi del catechismo, teneva il conto di chi, in occasione della Pasqua, saltava confessione e comunione. Nel 1948 venne acquistato un fabbricato per l’oratorio ma passarono parecchi anni prima dell’utilizzo completo.
Le cronache cominciano a parlare dell’oratorio a Sale di Gussago nel secondo dopoguerra. La preoccupazione per l’educazione della gioventù è naturalmente molto precedente, e risale alla fine dell’Ottocento quando era parroco don Luigi Conti che, oltre a preoccuparsi del catechismo, soprattutto per le ragazze, con acribia ragionieristica teneva anche il conto degli «inconfessi», cioè di coloro che, in occasione della Pasqua, non si confessavano né si comunicavano; erano circa una dozzina. In parecchi paesi della provincia già esistevano all’epoca vari oratori nel senso che noi attualmente diamo alla parola; a Sale di Gussago «oratorio femminile», invece, era detto l’insieme delle adunanze delle ragazze e delle giovani, riunite per il catechismo e le preghiere nel pomeriggio della domenica.
Dal 1905 al ’27 fu parroco don Costantino Perfumi, che restaurò completamente la chiesa; seguì per un breve periodo don Emilio Ferrari (1928-32); dal 1933 al 1950 il parroco fu don Fortunato Peli. Nel suo diario, don Fortunato dichiara che da quando è diventato parroco ha sempre avuto presente la necessità per la parrocchia di avere la disponibilità di un ambiente per l’oratorio, oltre che di una nuova chiesa. Purtroppo i tentativi messi in atto per acquistare la casa di Luigi Casari in contrada Santa Croce – che aveva, per struttura e spazi, le caratteristiche per farne un oratorio – andarono a vuoto per l’indisponibilità del proprietario. Ma non si arrese e, nel 1948, riuscì ad acquistare un fabbricato di proprietà di Angelo Orlandi in via Galli; al fabbricato era annessa una vasta area utilizzabile, oltre che per giochi dei ragazzi e le attività sportive, anche per l’eventuale costruzione della nuova chiesa. Il prezzo concordato, dopo una defatigante trattativa, fu di 2 milioni e 100 mila lire. Intervenne la Curia con un prestito di 500 mila lire, da restituire ad un tasso di favore del 2%; prestiti e donazioni furono elargiti anche da Battista Metelli, Giovanni Frassine, Dante Vimercati e i signori Rovetta. Ma il fabbricato era occupato da parecchie famiglie, e passarono anni prima che la parrocchia ne avesse la totale disponibilità. Tuttavia le aspettative del mondo giovanile e del curato erano tali che subito si pose mano alla sistemazione del porticato, che fu chiuso al fine di ottenere un ambiente da utilizzare per le attività teatrali e altre manifestazioni parrocchiali. Intanto, nel 1957, nell’ala signorile del casamento dove dal 1950 aveva abitato il parroco don Luigi Peli in seguito alla rinuncia alla parrocchia, venne aperto il Circolo Acli. Il parroco don Peli fu sostituito da Eugenio Simoni.
Fu una vita tribolata quella dell’oratorio: le aule per il catechismo venivano recuperate man mano che le famiglie lasciavano la locazione. Ma l’attesa durò quasi due decenni. Infatti solo il 2 giugno del 1968 don Eugenio Simoni poté inaugurare tutta la struttura dedicata a Lodovico Pavoni, alla presenza di monsignor Battista Belloli, presidente dell’Associazione nazionale San Paolo per gli Oratori e i Circoli d’Italia (Anspi). Diceva don Simoni sul bollettino parrocchiale del ’68 che si trattava di un’opera «veramente grandiosa per la sua finalità e la sua mole. Due saloni, uno per il cinema-teatro l’altro per il ritrovo dei ragazzi e dei giovani; nove aule per il catechismo… un complesso che fa onore alla nostra parrocchia». E i giovani si misero all’opera dando vita a due compagnie filodrammatiche, l’una maschile e l’altra femminile, che portarono in scena parecchie commedie. Per qualche anno nell’oratorio furono ospitate alcune classi delle scuole elementari del centro e, nella sala grande dell’attuale bar Acli, ebbe sede la classe quinta elementare di Sale.
Lo sviluppo urbanistico del paese rendeva necessaria una strada di collegamento del centro abitato con la parte sud della frazione; la strada però, a causa di scelte molto opinabili, divise sventuratamente in due tronconi l’area dell’oratorio, con le conseguenti difficoltà che ancora oggi devono affrontare i ragazzi per andare al campo di calcio. Successivamente don Simoni fece sorgere accanto alla chiesa parrocchiale l’oratorio femminile Santa Maria Crocifissa di Rosa; ma l’ubicazione lontana dal centro non permise un pieno e costante utilizzo della struttura. Nel 1992 il vecchio parroco si ritirò per raggiunti limiti di età, e arrivò don Giacomo Bendotti. Passarono ancora quattordici anni prima che si ponesse mano ad una ristrutturazione dell’oratorio.
Nel 2006 don Giacomo e il curato don Jordan Coraglia lanciarono l’idea di una ristrutturazione dell’intero complesso. Dopo ampio dibattito sul progetto all’interno degli organi della parrocchia, nel 2007 venne sistemato il tetto. Nel 2008, sopra la sede delle Acli, venne approntato l’appartamento del curato, mentre i vecchi locali furono trasformati in tre aule di catechismo: a piano terra funziona un’ampia sala giochi e sono approntati i servizi igienici. In seguito si dovette procedere alla messa in sicurezza delle fondamenta e dei pilastri del salone; per completare l’opera, seguita gratuitamente dall’architetto Tarcisio Belleri e dal figlio Andrea, è stato installato l’impianto di riscaldamento e sono stati rifatti i pavimenti. La spesa totale dei lavori, durati tre anni, è stata di 257.300 euro. Ai fondi messi a disposizione dalla parrocchia si devono aggiungere le offerte spontanee di molte famiglie, senza le quali l’intera opera non avrebbe potuto essere compiuta, che si impegnarono a versare una quota mensile per la ristrutturazione. L’inaugurazione dell’oratorio è avvenuta il 27 maggio del 2010 alla presenza del vicario del vescovo, monsignor Cesare Polvara. Il curato don Jordan, dopo cinque anni di lavoro nell’oratorio, ha lasciato la parrocchia per un nuovo incarico a Urago Mella. Al suo posto è arrivato il nuovo curato, don Enrico Bignotti.
Gian Battista Muzzi
Fonte: Bresciaoggi