Don Giacomo Bendotti, a Sale da 20 anni, analizza l’identikit dei suoi parrocchiani.
Don Giacomo Bendotti durante i suoi 47 anni di sacerdozio ha fatto molte esperienze pastorali in molteplici parrocchie e in situazioni diverse, come vicario cooperatore e parroco. Da vent’anni è a Sale di Gussago dove ha sostituito il compianto don Eugenio Simoni, ancora ricordato dalla popolazione per la sua lunga presenza in paese.
«Quando sono arrivato a Sale ho trovato chiuso l’oratorio femminile di Santa Maria Crocifissa di Rosa. Era stato, appunto, costruito da don Simoni. Però la collocazione accanto alla parrocchiale, infelicemente posta in un luogo discosto dall’abitato, l’ha reso sempre di difficile frequentazione, fino all’abbandono. Ho cercato di rianimarlo, ma… Ora è usato per altre funzioni e serve per gli incontri di catechesi o manifestazioni organizzate dalla parrocchia, dal momento che è dotato di aule di catechismo e di un capiente salone».
Quale giudizio dà, don Giacomo, della sua parrocchia?
«Prima di tutto devo dire che da quando sono venuto a Sale la popolazione è raddoppiata: siamo arrivati a 6.500 abitanti e la tendenza è in crescita. Purtroppo dal mio punto di vista di parroco devo dire che il fenomeno della secolarizzazione si è fatto sentire anche da noi. Solo un 15-20% frequenta la chiesa. C’è un vecchio nucleo che resiste, ma il resto imposta la propria vita secondo valori che non sempre sono quelli che indica il Vangelo».
E voi preti cosa fate per questi che chiamate i «lontani», anche se vivono gomito a gomito con voi?
«Cerchiamo di contattarli attraverso gli incontri dell’Iniziazione cristiana che frequentano, di tanto in tanto, in concomitanza con la catechesi dei figli. Per il resto vogliamo rispettare la loro libertà di non frequentare la chiesa. Ma la preoccupazione per una nuova evangelizzazione la sentiamo vivamente. Pochi anni fa, ad esempio, abbiamo organizzato le “Missioni” e i Padri missionari hanno visitato tutte le famiglie. Ogni anno proponiamo, in diversi punti del paese, alcuni incontri gestiti dal gruppo di animatori per affrontare i problemi della fede e della vita quotidiana. Sono riunioni molto partecipate (100-120 persone per incontro)».
All’interno della pastorale parrocchiale quale funzione ha l’oratorio?
«Ha un ruolo molto importante, perché le finalità per le quali esiste non sono solo di far giocare i bambini, gli adolescenti o i giovani; ha la funzione primaria di educare umanamente e spiritualmente le giovani generazioni. Con l’avvio, poi, del nuovo cammino in preparazione ai sacramenti della Cresima e dell’Eucarestia dei bambini e il coinvolgimento dei genitori, è diventato anche il luogo dell’incontro delle famiglie. Oltre a ciò, svolge anche un ruolo sociale molto importante che né la famiglia né l’amministrazione riescono a compiere».
Lei pensa che la popolazione sia cosciente e valuti positivamente il vostro ruolo?
«Io penso di sì, perché svolgiamo un servizio importante all’interno della comunità. Spesso, però, ci ritengono degli esecutori dei riti. Serviamo per i battesimi, per i matrimoni e per i funerali. Ci capita anche, nonostante la nostra presenza accanto agli ammalati quando portiamo loro la comunione a casa, che molti vengano da noi solo quando i loro cari, magari dopo mesi di malattia, muoiono. In questi casi ci sentiamo solo utilizzati».
Gian Battista Muzzi
Fonte: Bresciaoggi