La tribù dello spiedo si mobilita, da Gussago parte il contrattacco

Lo spiedo De.Co. di Gussago, il vero protagonista del Gran Galà dello spiedo.

Comune e ristoratori fanno fronte comune coi cugini lombardi. Legali al lavoro per ottenere un adeguamento dell’articolo 21.

Le tribù dello spiedo e di uccelli in padella si confederano e attaccano Roma e Bruxelles, per l’adeguamento della legge sulla caccia che impedisce, tra l’altro, la compravendita di uccelli anche dai Paesi extra europei e bandisce lo spiedo dai ristoranti. Nasce così, in poche ore, un fronte comune. I bresciani con lo spiedo; i mantovani, i bergamaschi e i cremonesi con altre preparazioni, come gli uccelli in padella, declinazioni diverse di quello che parrebbe un denominatore comune gastronomico. Riunioni si sono tenute, nelle ultime ore, a Serle e a Gussago, in Valsabbia e Val Camonica; contatti sono stati presi con i cugini mantovani e bergamaschi e cremonesi; presto saranno coinvolte anche alcune zone del Veneto.

«Non pare possibile cambiare rapidamente ciò è già stato mutato a livello legislativo – spiegano i rappresentanti del Comune di Gussago -,stiamo comunque cercando una linea di azione condivisa insieme ai ristoratori, bresciani e non». Le associazioni e l’Amministrazione di Gussago, che aveva ottenuto la De.co per lo spiedo, non intendono restare adesso con le mani in mano. Pronta a scendere in campo anche l’assessore regionale Viviana Beccalossi. Domani l’ultima tappa della rassegna «Lo spiedo scoppiettando» a Gussago, ma non si sa ancora se all’appello saranno presenti gli uccellini. «Lo spiedo senza uccellini non è spiedo – dice Edoardo Ungaro, presidente dell’associazione Ristoranti di Gussago Franciacorta – a dimostrazione di ciò vorremmo organizzare, più avanti, una giornata di degustazione di questo piatto: per sensibilizzare la gente verso un prodotto che è tradizione e simbolo di brescianità».

I gussaghesi non intendono violare ciò che è stato deciso in sede romana, come adeguamento alle norme europee, ma trovare al più presto una strada alternativa. Del resto se le conseguenze economiche sono molto pesanti, quelle giudiziarie rischierebbero di trasformare la vita dei ristoratori in un incubo. La violazione dell’articolo 21 della caccia comporta la denuncia penale e la possibilità di sequestro cautelativo della cucina o di una parte di essa; poi il processo. Ma qualcuno, analizzando l’articolo 21 ha già notato un possibile appiglio: la legge non scrive infatti che gli uccelli non possono essere ceduti a qualsiasi titolo, oneroso o non oneroso. Si parla soltanto di vendita. Ciò potrebbe aprire uno spiraglio? Su questo concetto, lavoreranno i legali dei ristoratori e delle associazioni.
Federico Bernardelli Curuz

Fonte: Giornale di Brescia

Spiedo senza uccelli, un caso politico

Romele (Forza Italia): «Una tradizione che andrebbe presentata in occasione di Expo 2015» Galperti (Pd): «Nulla a che fare con la denominazione locale, la norma vieta l’importazione».

«Fare lo spiedo senza gli uccellini significa offrire un piatto che non è più bresciano: cucinato così — sostiene Manuela Rovelli — sarà uguale dappertutto». Per la presidente dell’associazione dei ristoratori bresciani (Arthob), le modifiche alla legge sulla caccia rappresentano un vero e proprio «attentato alle nostre tradizioni enogastronomiche». Il divieto di importare dall’estero i passeri per lo spiedo ha scatenato un acceso dibattito politico. Il deputato di Forza Italia Giuseppe Romele annuncia un emendamento alla legge 157 e parla di un «grave danno all’economia agroalimentare bresciana». Il parlamentare accusa lo stesso Matteo Renzi di non aver «considerato una tradizione» della provincia lombarda «che rientra a pieno titolo tra le eccellenze enogastronomiche da presentare in occasione di Expo 2015». Oltre alla cultura culinaria, quello che preoccupa Romele è il «deferimento all’autorità giudiziaria» che la norma prevede per i trasgressori.

E se l’ex vicepresidente della Provincia annuncia incontri ad hoc con le associazioni dei cacciatori, il deputato democratico Guido Galperti invita a fare alcune distinzioni. «Di fatto la norma, che nulla ha a che vedere con la caccia, aggiunge ai divieti già esistenti l’interdizione all’acquisto del passero cinese piuttosto che thailandese. Specie — spiega — che nulla hanno a che fare con prodotti a denominazione locale e tradizionale meritevoli di tutela». Galperti suggerisce a Regione Lombardia e al ministero dell’Agricoltura di fare chiarezza su una legge che già oggi, di fatto, vieta ai ristoratori di comprare uccellini dai cacciatori del posto. L’escamotage, infatti, era quello di importare i passeri dall’estero — in primis dalla Tunisia — ma oggi le nuove regole vietano di comprare piccoli uccelli anche con paesi extra-Ue.

Trattorie e osterie rischiano quindi di rimanere senza l’ingrediente «speciale» per lo spiedo. Non è solo un problema di Gussago o Serle, «sono circa un migliaio i ristoratori della provincia che offrono questo piatto. Perciò la legge è sbagliata», denuncia Ettore Rovelli, che gestisce un’osteria a Gussago. Ieri ha partecipato a una riunione di Arthob: «Vogliamo arrivare a Roma — spiega — e chiedere ai deputati un emendamento: è prima di tutto un problema culturale». Quello che invece preoccupa Confesercenti è soprattutto il profilo economico. Per il vicedirettore Stefano Boni si tratta di «un provvedimento molto grave che rischia di mettere in ginocchio tanti ristoratori che fanno dello spiedo il loro cavallo di battaglia». L’associazione di categoria ha già interessato l’ufficio legislativo, ma pretende sin da subito alcuni chiarimenti. Basta infatti chiamare qualche trattoria di Serle per capire che la confusione regna sovrana: «Gli uccellini possiamo cucinarli — dice la titolare — ma è meglio non parlarne al telefono. Quelli che abbiamo in frigo li finiamo, poi non so cosa succederà». Un altro ristoratore, a Serle, assicura che «cucineremo quello che la legge ci impone. Ma guardi — spiega — la notizia io l’ho appresa dalla stampa».

Insomma, lo spiedo fa discutere. Ma si trova pure qualcuno che considera positiva questa novità legislativa. «Credo che sia un passo avanti — dice Antonio Delle Monache, coordinatore regionale delle guardie Wwf — in questo modo si tutela una fauna selvatica che negli ultimi trent’anni è diminuita del 40 per cento». Lui, che opera anche come guardia venatoria, assicura che sono tanti i volontari «pronti a segnalare alle forze dell’ordine i ristoratori che offrono lo spiedo con gli uccellini». Per Delle Monache non c’è alcuna «criminalizzazione» contro lo spiedo, «ma è sbagliato attaccarsi alla tradizione. Se la gente ha capito che il bracconaggio è sbagliato — sostiene — allora il passo successivo è capire che il pettirosso è meglio non mangiarlo».
Matteo Trebeschi

Ammesso solo il consumo «in famiglia» del cacciatore

Lo spiedo di Gussago è un piatto con una «denominazione comunale» («De.Co.»). Prevede un disciplinare, che comprende costolette di maiale, «mombolini» (fette di lonza o coppa arrotolate con una foglia di salvia) e uccellini, soprattutto passeri. Gli stessi che per anni sono stati acquistati da paesi non-Ue, come la Tunisia. Il decreto 91/2014, che recepisce la direttiva europea, vieta ora di importare volatili selvatici che si possano trovare sul suolo comunitario, come i passeri. Cosa finirà nello spiedo? L’eccezione vale per germano reale, pernice rossa o di Sardegna, starna, fagiano e colombaccio. Resta valida, in Lombardia, la consumazione di uccelli che il cacciatore porta a casa o nella sua trattoria, purché il ristoratore li cucini solo per lui.

Fonte: Corriere della Sera – Ed. Brescia

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