La terza e ultima parte della storia del “Monumento ai Caduti” di Gussago.
Nel 1931, il 30 maggio, mentre Gussago si sta dando fare per rimuovere i detriti lasciati sul suo corso dalla grave alluvione di sabato sera e notte dello stesso 30 maggio, sopraggiunge, per disposizione del Regime, l’abolizione di ogni libertà associativa. Corre l’anno X dell’E.F.
[[Scioglimento delle organizzazioni giovanili cattoliche; sabato 30 maggio 1931. In vigore le disposizioni del 30 marzo 1928 sullo scioglimento delle organizzazioni giovanili cattoliche: vivaci proteste di Pio XI. In tutto il mese si susseguono violenze squadriste a danno dell’Azione cattolica]]. << AZIONE CATTOLICA – Col riconoscimento dell’Azione cattolica italiana (art. 43 del concordato) come organismo autonomo apolitico, il fascismo aveva accettato di porre un limite al proprio totalitarismo; ma era inevitabile che esso, aiutato anche da correnti liberali fautrici della preminenza statale nel campo scolastico ed educativo, avrebbe tentato di sopraffare le organizzazioni cattoliche. Il tentativo fu fatto nella primavera del 1931 quando, adducendo supposte attività politiche dell’Azione cattolica, essa fu oggetto di una organizzata campagna denigratoria della stampa fascista, che culminò con lo scioglimento di 15.000 associazioni giovanili (30 maggio 1931). Pio XI che durante tutta la polemica aveva difesa l’A. Cattolica con interventi, lettere, discorsi, rispose al provvedimento di soppressione da parte dello stato con una enciclica in lingua italiana (Non abbiamo bisogno, 29 giugno 1931), nella quale denunciava ai vescovi e fedeli del mondo la lotta contro l’A. Cattolica e condannava la dottrina totalitaria del fascismo. Le profonde ripercussioni di questo grave documento misero in luce le conseguenze che un conflitto con la Chiesa avrebbe avuto per il regime; dopo trattative, durante le quali B. Mussolini dovette accedere a tutte le richieste del Papa, il 3 settembre venne reso noto un accordo in base al quale il governo ritirava i provvedimenti presi e la S. Sede riaffermava la stretta dipendenza dell’A. C. dalla gerarchia ecclesiastica, al centro e alla periferia. (…). Da Enciclopedia Treccani – A cura di Michele Maccarrone>>.
[[<<“L’Opera nazionale balilla per l’assistenza e per l’educazione fisica e morale della gioventù” (nome completo dell’ente di stato) fu fondata nel 1926 come ente autonomo, e L’ONB mirava non solo all’educazione spirituale, culturale e religiosa, ma anche all’istruzione premilitare, ginnico-sportiva, professionale e tecnica. Scopo dell’ONB era infondere nei giovani il sentimento della disciplina e dell’educazione militare, renderli consapevoli della loro italianità e del loro ruolo di “fascisti del domani”. Nel 1927 il regime fascista sciolse per legge le organizzazioni giovanili non fasciste, tra cui le associazioni scout: il Corpo nazionale giovani esploratori italiani (pluriconfessionale) fu sciolto quell’anno; l’Associazione scoutistica cattolica italiana(ASCI) fu obbligata a chiudere tutti i reparti nelle località sotto i 20.000 abitanti, prima della chiusura completa nel 1928; l’Associazione dei ragazzi pionieri italiani(ARPI) cessò volontariamente le attività. Molti scout continuarono a svolgere le proprie attività in clandestinità (…). L’unica organizzazione rimasta attiva fu la Gioventù Italiana Cattolica, che dovette comunque ridurre le proprie attività>>. <Dopo un primo periodo sperimentale, l’ONB venne stabilmente suddivisa, per età e sesso, in vari corpi. Corpi maschili: balilla dai 6 agli 10 anni; avanguardisti: dai 11 ai 18 anni; fascista: dai 18 in su. Corpi femminili: figlie della lupa: dai 6 agli 8 anni; piccole italiane: dai 9 ai 13 anni; giovani italiane: dai 14 ai 18 anni. Esterni all’ONB vi erano i movimenti d’età superiore: Fasci giovanili di combattimento e giovani fasciste: dai 18 ai 21 anni; Gruppi universitari fascisti (GUF): studenti universitari e delle scuole superiori. Oltre ai balilla esistevano anche i marinaretti, che costituivano un’istituzione premarinara (…)>.]] L’ONB confluì, insieme ai Fasci giovanili di combattimento, nella GIL (Gioventù italiana del littorio) a partire dal 1937.
Dell’Asilo monumentale in ricordo dei gloriosi Caduti gussaghesi il “tempo” ed il momento non ne parlano; forse appare una scritta a caratteri maiuscoli su di un fabbricato. […un possibile, futuro, accesso all’Archivio storico comunale potrà dare maggiori frutti.]
La “Palestra” di Gussago, in sostanza un casermone con tetto a capanna sorretto da capriate a vista, rimasta tale sino alla fine degli anni Ottanta del Novecento (prima della trasformazione in Sala Civica dedicata al compositore gussaghese Camillo Togni) con le pareti esterne color rosso mattone e troneggiante, non troppo, sulla parete posta a sud (Via Castelli) la scritta con caratteri stampatello maiuscolo, di colore nero, AI CADUTI DI GUSSAGO DELLA GUERRA 1915-1918 è il solo …monumento. Ancora di un (“monumentale”) monumento, vero e proprio, Gussago non gode, quando, come abbiamo sentito, la vicina Cellatica lo ha già eretto nel 1919. Si deve attendere la fine della seconda guerra mondale, anzi a metà degli anni Cinquanta per vedere – proprio innanzi la vecchia lapide marmorea (murata nel 1920 al centro delle finestre dell’edificio scolastico in lato Est) – l’ara con lume sormontata dal grande, maestoso, portale ad arco a tutto sesto, in pietra di Botticino, recante in tondo il monito: “GUSSAGO AI SUOI FIGLI CADUTI E DISPERSI CONSACRA”.
Le vicende inerenti il monumento ai caduti gussaghesi segneranno il passo sino alla fine degli anni Sessanta del Novecento, quando alle Associazioni d’Arma ed all’Amministrazione comunale nascerà l’idea di inserire a bronzo su due lapidi distinte i nomi dei Caduti della Prima guerra mondiale quanto quelli della Seconda guerra ed in calce i nomi dei Caduti della Resistenza – “Caduti per la libertà”. Da Brescia – tale L.G. – uno sfollato del tempo in Piedeldosso, propone l’inserimento del nome di Itala Temponi tra i Caduti, quale vittima civile di guerra, ma la proposta non viene accolta. Le lapidi verranno posizionate al centro del Monumento in senso verticale, sorrette posteriormente e di lato da apposite putrelle metalliche, oltre l’ara – sacello con lume.
In merito al numero di coloro che “Caddero sull’altare della gloria” in questi ultimi anni si sono riscontrate forti discrepanze, rilevabili dal manifesto iconografico predisposto negli anni XX del Novecento rispetto al contenuto dello “ALBO D’ORO DEI CADUTI della GUERRA NAZIONALE 1915-1918” ed alla elencazione – un poco più veritiera – dei medesimi nostri “ragazzi” risultante dalla lapide posizionata a sinistra dell’ara-sacello del nostro monumento (nella veste attuale e così dalla fine degli anni Ottanta). Addirittura sarebbero, invece, ben 112 i Caduti gussaghesi della Prima guerra mondiale, come si legge in un recente lavoro pubblicato dal dottor Bonomi di Ospitaletto. [Dei Caduti gussaghesi, non tutti effigiati, però almeno elencati, ne parlammo qui: iconografie di Combattenti Caduti aventi quale “Motto”: <<LA CIVILTA’ FUTURA AVRA’ LE RADICI NELLE VOSTRE TOMBE>>. I Reduci gussaghesi della Guerra Nazionale pensarono di chiudere così il Manifesto con le effigi dei commilitoni CADUTI: “I VOSTRI COMPAGNI RICORDANDOVI CON AMMIRAZIONE ED AFFETTO HANNO RACCOLTE LE VOSTRE CARE EFFIGI”. In questa sede sottolineammo le diverse discrepanze numeriche; correva il 12 luglio 2015 > https://www.gussagonews.it/prima-guerra-mondiale-1915-gussaghesi-armi-caduti/]
Negli anni Ottanta del novecento, in occasione del rifacimento della piazza Vittorio Veneto, della ristrutturazione a edificio Sede comunale del vecchio (1905) fabbricato scolastico del centro, con la necessità di creargli un accesso carrabile da e per la piazza in direzione della ex Palestra delle scuole elementari (ora Sala del Consiglio comunale), si decide lo “slittamento” a sud del Monumento ai caduti, con totale rifacimento dello stesso, senza però più l’arco a tutto sesto, e le lapidi con il nome dei caduti, invece, collocate in forma di copertura tombale a destra ed a sinistra dell’ara-sacello, [una volta recuperate dal “magazzino” comunale (per segnalazione ed intervento di Gino L. Z.)], andando a posizionare il nuovo composito manufatto monumentale esattamente al centro ed innanzi il luogo in cui venne murata l’iniziale lapide marmorea dell’ottobre 1920, mai inaugurata e poi rimossa. Sui “pilastri” terminali del nuovo muro-trincea ad anfiteatro sono poste due epigrafi coniate con amore e suggerite da Gino Zanetti: “O tu che passi fermati e ricorda sono i Caduti per la Patria di tutte le guerre”; “O tu che passi rammenta ed ama con reverente stima tanta fedeltà”; sul fondale murario, invece, GUSSAGO AI SUOI FIGLI CADUTI. I due “cannoncini leggeri” appaiati, ora localizzabili sul triangolare lembo di prato adiacente il monumento, sono stati ivi posizionati per interessamento di chi scrive, anche se inizialmente (anni ’70) furono disposti, separatamente, ed ai lati del vecchio monumento per interessamento dell’AN.Art.I. – Gussago guidata dal suo presidente Cav. Severino Capelli. Dopo l’ultimo rifacimento ex novo del monumento, sul frontale dell’ara-sacello, tra due stelle – a simboleggiare le stellette del bavero militare – è stata applicata una Croce in ottone per tutti i Caduti, soprattutto per coloro che Caddero senza neppure una Croce. Alcuni segni residuali, collaterali, dell’iniziale e vecchia collocazione marmorea lapidea del 1920 sono ancora rinvenibili.
Ancora oggi, aprile 2016, sotto la banchina della finestra centrale del primo piano dell’edificio comunale, posizione deputata per l’esposizione ufficiale della bandiera nazionale quando l’edificio funzionava come Scuola, siamo nel lato est, si notano l’infisso triangolare metallico per infiggere l’asta con bandiera tricolore ed in basso “l’imbuto” metallico per ancorarla, proprio sormontanti lo spazio occupato dalla menzionata e tribolata lapide ai Caduti (oggi vano finestra), nemmeno “scoperta” e mai inaugurata, anzi rimossa; ed ancor prima, come raccontato, soltanto sfregiata da <<doloroso atto individuale commesso da un irresponsabile>>, come affermò il rag. Angelo Venturelli nel lontano mese di ottobre del 1920 in quel suo speciale Comunicato dal titolo “GUSSAGO: per la verità”, tempestivamente pubblicato dalla stampa cittadina a favore dell’intera collettività dei bresciani di quel tempo, che ora – con altri scritti d’epoca – abbiamo pensato di “riesumare” per la conoscenza delle giovani e future nuove generazioni della nostra Gussago.
Questo modesto lavoro è un omaggio da parte di colui che, come tanti altri per la verità, ebbe entrambi i nonni chiamati alle armi in seno al Primo Grande conflitto mondiale (“Guerra Nazionale 1915-1918”), nonostante la presenza di prole per entrambi; quello paterno, infatti, venne – in età di 37 anni – chiamato alla guerra lasciando a casa la sposa con, addirittura, sette figli piccoli anche infanti, il più grande dei quali era nato soltanto nel 1905.
A cura di Achille Giovanni Piardi
Per approfondire:
– La storia del “Monumento ai Caduti” di Gussago, prima parte
– La storia del “Monumento ai Caduti” di Gussago, seconda parte
– La storia del “Monumento ai Caduti” di Gussago, terza parte