Tra fili di alpaca, mohair e innumerevoli colori, Francesca Gorno ha trasformato una passione per la maglia e la tessitura in un vero e proprio stile di vita. La sua casa-bottega a Gussago è il luogo dove tradizione e innovazione si intrecciano, dando vita a sciarpe, cardigan e accessori, realizzati esclusivamente con filati di altissima qualità. Ma dietro ogni punto c’è una storia fatta di sperimentazione, creatività e amore per la manualità.
Come è nata la passione per la maglia?
È nata grazie a Lane Mondial, dove ho iniziato a lavorare nel settore stilistico 14 anni fa. Lì mi hanno fatto fare un corso di maglia, e poco a poco è sbocciato l’amore. Portavo il materiale a casa, studiavo i punti ed è diventata una vera passione personale. La tessitura, invece, è arrivata in un secondo momento. Il primo telaio me lo sono fatto costruire da mio papà. A lavoro stavamo facendo delle borse, ma non riuscivo a trovare un metodo per le tracolle. Ho visto un video online su delle tracolle tessute, ho chiesto a papà di costruirmi un telaio e il resto è storia. Poi ho trovato il sito di Matteo Salusso, un piemontese che propone corsi di tessitura e nel 2020 sono andata a studiare d’estate. Da lì sono tornata a casa con il mio bel telaio e non mi sono più fermata. Infine, c’è tanta sperimentazione.
Da bambina aveva già dimostrato interesse per queste attività?
Non proprio! Mamma aveva provato a insegnarmi a lavorare a maglia, ma mi ero fermata a dritto e rovescio. In compenso, ho sempre amato le attività manuali. Credo di aver ereditato da entrambi i genitori: mamma faceva a maglia da giovane, ricama, ma è molto schematica, papà invece lavora il legno ma anche in altri ambiti, come in cucina, improvvisa. Lui aveva un laboratorio di abbigliamento e mi ha insegnato a cucire a macchina. Da entrambi ho preso qualcosa e sono un bel mix dei due. È vero che la prima prova in maglia non aveva attecchito bene, ma la manualità è sempre stata mia.
Quando la passione è diventata un lavoro?
Mi piace realizzare prodotti belli e di qualità, e proprio per questo motivo farli è una spesa, perciò ho provato a vendere le mie creazioni. All’inizio ho fatto dei regali, poi ho provato a metterle su Etsy, un sito per hobbisti. Il passaparola e qualche mercatino ha fatto il resto.
Cosa realizza?
Sciarpe, berretti, tovagliette, accessori per la casa e qualche capo d’abbigliamento come cardigan. E per Lane Mondial tengo dei corsi di maglia con i ferri circolari e di tessitura. Mi piacerebbe anche farli per conto mio e, infatti, un paio di mesi fa sono stata contattata dal centro San Clemente e da gennaio, se ci saranno iscritti, terrò il corso di macramè.
Quali strumenti utilizza?
Utilizzo ferri normali, circolari, un telaio e, per il macramè, le mani. So fare anche la base per l’uncinetto, ma non è la mia specialità.
E le materie prime?
Ottima qualità e morbidezza sono al primo posto. Adoro l’alpaca come fibra, quindi tendenzialmente uso filati di alpaca, lana e mohair, soprattutto il kid mohair un filo molto sottile, “pelosino” che da quella morbidezza aggiuntiva al lavoro. Mi piace molto mescolare le fibre per ottenere la struttura che voglio del tessuto o della maglia. Per l’estivo, invece, prediligo cotone lavorato a maglia, uncinetto o tessuto.
Nel suo lavoro c’è l’intento di educare al filato?
Devo dire che nel mio lavoro vedo molto la tendenza a utilizzare, purtroppo, materie prime non ottime. Capisco che il prezzo incida tantissimo sul costo finale, ma sul lungo termine la qualità fa la differenza. Cerco sempre di sensibilizzare sull’importanza di investire in buoni filati, anche nei corsi propongo solo filati ottimi e vedo che le persone notano la differenza. Quindi si, c’è l’intento di far capire che è vero che costa di più ma poi ripaga, possiamo comprare meno ma meglio.
Nelle sue realizzazioni sceglie sempre accostamenti di colore molto vivaci, c’è una motivazione?
Vado molto a ispirazione. Tendenzialmente non penso a un progetto e poi scelgo i colori, anzi è proprio il contrario: trovo un abbinamento che mi piace e da lì parte la realizzazione. Sono molto colorata e lo trasmetto nei miei capi. Quando mi capita di andare in merceria vedo abbinamenti in ogni dove: è molto pericoloso se mi trovo in mezzo alla lana!
La cosa che le piace di più del suo lavoro?
La parte creativa, progettuale, in sostanza quando vedi nascere il progetto, che sia scegliere il colore, il disegno o i calcoli. Ma anche la parte manuale: mi piace fare, mi perdo nel lavoro e per me diventa quasi un momento meditativo.
Disegno e calcoli, cosa intende?
Non sono una di quelle persone che va a occhio, il mio motto è: “devi fare il campione”. Sostanzialmente, è tutto un calcolo di proporzioni per dare la misura corretta alla maglia e gestirla al meglio. Per quel che concerne il disegno invece per la maglia, si parte con un disegno base, su cui costruire i calcoli. Per la tessitura devi stabilire il disegno finale in anticipo: è fondamentale per montare correttamente l’ordito e i licci, che definiscono il lavoro.
Sogni nel cassetto?
Fare qualcosa di mio, che da questa mia passione possa nascere un lavoro. Potrebbe essere un e-commerce oppure con una collega c’era l’idea di aprire un knit caffè che fosse angolo bar con laboratorio di maglia, tessitura, uncinetto, un luogo dove si fanno i corsi. È un sogno grande ma perchè no?
Giada Ferrari
Fonte: Bresciaoggi