Strage di Gornji Vakuf, “Paraga” in Italia il 18 febbraio

Sergio Lana, Guido Puletti e Fabio Moreni
Sergio Lana, Guido Puletti e Fabio Moreni

Lo cita e lo ricita ancora, il procuratore generale di Brescia, come uno dei casi emblematici della storia recente della giustizia bresciana (in chiave internazionale): «tra i risultati che siamo riusciti a raggiungere nell’ultimo anno – giudiziario – nonostante le difficoltà». Perché Hanefija Prijic detto Paraga, ufficiale della vecchia armata bosniaca e comandante di un gruppo di fuoco musulmano, condannato a 13 anni per l’omicidio di tre volontari bresciani freddati il 29 maggio 1993 tra i monti di Gornji Vakuf (e fermato all’aeroporto il 27 ottobre scorso) atterrerà in Italia il 18 febbraio.

Considerando «insufficienti» le motivazioni indicate nel suo ricorso dall’avvocato della difesa Almin Dautbegovic, il tribunale di Dortmund aveva autorizzato l’estradizione a dicembre. Adesso c’è una data. Il comandate Paraga atterrà con tutta probabilità a Fiumicino, per poi essere trasferito («si spera in un paio di giorni») nel carcere bresciano di Canton Mombello e «successivamente sottoposto a processo per strage e crimini di guerra». Non solo. Determinatissimo, Dell’Osso rileva che, ad oggi, «non risulta siano stati processati coloro che per lui lavoravano: anche questo aspetto va verificato. Bisogna accertare l’identità di eventuali responsabili e le condizioni per procedere, eventualmente, anche contro di loro: tutto fa pensare siano bosniaci». Paraga non ha mai rivelato i nomi dei componenti del suo battaglione nè i motivi del massacro.

E guai a chi osa dire che «sono passati oltre 20 annie che non ha alcun senso insistere»: «da parte nostra questo caso merita tutta l’attenzione possibile nonostante il tempo trascorso. E l’avrà», assicura il procuratore generale. Orgoglioso di come questa vicenda dimostri «che la giustizia funziona». Una vicenda amara, che tratteggia una pagina buia di storia. Anche davanti ai giudici bresciani il comandante Paraga dovrà rispondere dell’omicidio di Guido Puletti, 40 anni, giornalista italo-argentino che viveva a Brescia; Sergio Lana, 21 anni di Gussago e Fabio Moreni, imprenditore cremonese di 39 anni. Ma anche del tentato omicidio del fotoreporter Christian Penocchio e di Agostino Zanotti: riuscirono a sopravvivere scappando nei boschi, mentre le raffiche di mitra spazzavano per sempre le vite dei loro amici.

Fonte: Corriere della Sera – Ed. Brescia

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