Avvistato uno strano elicottero nei cieli bresciani: è attrezzato per trasportare un insolito esagono che effettua delle misurazioni particolari sui terreni. Complottisti a raccolta, ma non c’è da preoccuparsi: è il velivolo con tecnologia Skytem dell’Ato, l’Ufficio d’ambito di Brescia, che in accordo con i gestori del ciclo idrico A2A e Acque Bresciane sta sorvolando alcune zone della nostra provincia (in particolare la pianura bresciana, la Franciacorta e la Valsabbia) alla ricerca di nuove falde acquifere.
Dopo aver già esplorato, lo scorso anno, la Valle del Chiese e la Valtenesi, la seconda missione ha preso il via in questi giorni e proseguirà per circa 3 mesi, cominciando dalla Bassa Bresciana e spostandosi via via sui territori a ridosso del raccordo con le Prealpi e i laghi, fino alle aree montane più a nord. La missione 2023 richiederà 5 campi base, uno per ciascuna delle aree interessate: Franciacorta, pianura occidentale, sudoccidentale e orientale, Valsabbia (che per la cronaca svolgerà il ruolo di progetto pilota per le aree montuose).
Ma cosa fa di preciso quello strano elicottero? Grazie alla tecnologia (danese) Skytem, trasporta una struttura di 20 metri per 30, una sorta di antenna che invia un segnale in grado di arrivare fino a 350 metri sottoterra. Il segnale consiste in un campo elettromagnetico – senza alcun rischio per la salute umana e di flora e fauna – la cui variazione nel tempo produce nel sottosuolo delle correnti elettriche a cui è associato un campo magnetico secondario, rilevato dallo strumento durante il volo. Ogni giorno l’elicottero percorre in media circa 150 km: alla fine della seconda missione, saranno stati acquisiti dati su oltre 15.750 km lineari, per una superficie di quasi 1.800 km quadrati.
Lo studio, unico in Italia per la vastità dell’area di ricerca, si pone l’obiettivo di individuare nuove falde acquifere per contrastare l’emergenza siccità già in corso (in queste settimane l’emblema è l’Isola dei Conigli di Manerba) e che sarà ancora più critica in vista dell’estate. Sarà un gruppo di esperti a interpretare e processare le informazioni, per fornire un modello idrogeologico del sottosuolo bresciano. Si cercano così falde o bacini sotterranei non ancora utilizzati per scopi idropotabili.
Fonte: bresciatoday.it