Donne e fanciulle riunite per lavare i panni, come si faceva un tempo. Riutilizzare, a scopi dimostrativi, alcuni dei lavatoi storici presenti sul territorio, come quello vicino alla Pieve di Piedeldosso; questa l’idea di un gruppo di signore gussaghesi. Come si faceva il bucato? Come si preparava la lisciva? E cos’era questa sostanza che si ricavava dalla cenere del fuoco? Tutto potrebbe culminare proprio nel lavoro di sciacquo e torsione dei panni. Certo qualcosa di molto diverso dagli attuali lavaggi in lavatrice.
Nel passato si distingueva tra «bucato grosso» e bucato. Nel corso del primo si lavavano soprattutto lenzuola e federe tolte dal letto mesi prima e stese, in molti casi in una soffitta. La dote garantiva più cambi senza arrivare ai lavaggi. Proprio la fatica di preparare il bucato è rimasta nel dizionario bresciano con il sostantivo bögàda, che indica un’operazione noiosa, faticosa e lenta, se non complessa. Alla casa di riposo ci sono signore che sono in grado di testimoniare e di ricostruire perfettamente ogni fase di questo iter, per averla provata, da piccole, in modo diretto, o per averla sentita descrivere dalle madri e dalle nonne.
Non si tratterà, pertanto, nell’idea delle signore gussaghesi solo di «un’operazione nostalgia», ma di uno spunto per raccontare agli allievi delle scuole il mutamento enorme dovuto alla tecnologia e alla meccanica nell’ambito delle possibilità di valorizzazione del mondo femminile. E tutto potrà avvenire in un luogo «magico», collegato nel passato al culto delle acque, caratterizzato probabilmente – come per le antiche pievi della nostra provincia -, da un sostrato romano-celtico, Piedeldosso è un nucleo ancora molto ben conservato, grazie ad accurati restauri pubblici e privati, tra i quali il recupero del lavatoio, avvenuto anche sotto il profilo strutturale e funzionale. Ora le acque girano perfettamente e in modo costante, secondo l’antica modalità per la quale il continuo scorrere non prevedeva alcun costo poiché si trattava, come avviene per l’impianto gussaghese, di una deviazione capillare in una vasca, che porta le acque in torrenti e fossi.
Federico Bernardelli Curuz
Fonte: Giornale di Brescia