
Centocinquanta piccoli lumi punteggeranno di splendore la barocca meraviglia della “macchina” dei Tridui, installata in questi giorni nel presbiterio della prepositurale di Santa Maria Assunta, in occasione dell’Ottavario di preghiera dei Defunti. Una delizia per gli occhi e per l’anima. Oggi (domenica 1 novembre 2015) è prevista, con la messa delle 18, l’accensione delle candele che percorrono gran parte della imponente ma leggiadra struttura, alta 13 metri, creata nel 1927, dalle sapienti mani di Angelo Beneduci di Orzinuovi.
I Sacri Tridui sono una pratica radicata nella nostra provincia ed ebbe origine con i suffragi per le anime delle vittime della guerra di successione spagnola, in particolare nelle cruente battaglie di Chiari (1701) e di quella di Calcinato (1706), che fecero registrare un altissimo numero di morti. La macchina servì poi per riportare al raccoglimento e alla meditazione – nel periodo antecedente la Quaresima – i fedeli; una sorta di “antidoto” ai festeggiamenti carnevaleschi del periodo, ritenuti profani. La struttura oggi visibile, fu smantellata e messa in soffitta nel 1937; la “macchina” venne riproposta nel 1971, sotto l’impulso di don Angelo Porta. La pratica venne così ripresa e molti fedeli provenienti da tutta la provincia, da allora, non si vogliono perdere lo spettacolo dell’accensione delle candele dei tridui, tante piccole fiamme a rappresentare le anime dei defunti, che illuminano di un bagliore magico gli intrecci barocchi scolpiti nel legno e rivestiti in oro zecchino. Preziosissimi cammei incastonati sono le cosiddette “Angele”, due dipinti raffiguranti altrettanti angeli di incredibile bellezza, a firma di Angelo Inganni.
A Gussago, prima della “macchina” che oggi vediamo, si utilizzarono altre strutture che furono poi cedute o sostituite da realizzazioni successive, fino ad arrivare a quella attuale, che resterà accesa fino all’8 novembre, quando verrà chiuso l’Ottavario di preghiera. La macchina rimarrà comunque esposta fino al 15 novembre, per il piacere di fedeli e cultori dell’arte.
Federico Bernardelli Curuz
Fonte: Giornale di Brescia