
La Franciacorta prepara le forbici per la vendemmia 2023: ieri nei vigneti dell’azienda agricola Castello di Gussago della famiglia Gozio il taglio ufficiale del primo grappolo, a dare il via simbolicamente ad una campagna di raccolta che vedrà la gran parte delle aziende del comprensorio mobilitate solo dopo Ferragosto. Con un recupero quindi di tempistiche sicuramente più tradizionali di quelle dell’estate 2022, quando il grande caldo e la siccità avevano costretto ad anticipare le operazioni ai primi giorni di agosto.
Le prospettive? Decisamente migliori di quanto fosse lecito attendersi all’apice di un’annata complessa e difficile, partita con la siccità, passata per un inizio di gelata, poi per le piogge abbondanti di maggio e giugno (con i conseguenti problemi di peronospora) e gli eventi climatici estremi di fine luglio.
Quale il quadro attuale? «Diciamo che la Franciacorta per il momento è stata fortunata – dice il presidente del Consorzio di Tutela Silvano Brescianini -. Grossi problemi di grandine non ne abbiamo avuti, i temporali devastanti del 24 e 25 luglio ci hanno girato intorno per sfogarsi nella Bassa e sul Garda: quindi a dispetto delle aspettative l’annata si profila buona sia in quantità che in qualità, senza dubbio nettamente meglio dell’anno scorso. Intendiamoci, l’uva è ancora in pianta, tutto può ancora succedere e noi tutti teniamo le dita perennemente incrociate, ma non mancano motivi per essere ottimisti».
Valutazioni che non possono far dimenticare le difficoltà che i vignaioli hanno dovuto affrontare per arrivare fino a qui: «Dal punto di vista agronomico non ci siamo fatti mancare niente: l’annata è stata molto laboriosa, costosa, da togliere il sonno in certi momenti. La peronospora ha colpito duro, ma certo non come in altre zone dove ha fatto disastri, anche perché qui siamo abituati a gestirla. Ma il risultato è che l’uva c’è, in alcuni casi anche abbondante, è bella, sana, con ottimi dati analitici. Insomma, al momento ci sono tutti i presupposti per un ottimo millesimo». Le attese sono quindi anche per un aumento dei volumi di uva rispetto al 2022: «Non ho ancora un dato preciso, ma ad occhio credo di poter dire che potremmo avere una crescita di almeno il 20%, seppur su una vendemmia come quella dell’anno scorso che aveva ridotto di molto produzione e rese a causa della forte carenza idrica. Insomma, davvero non abbiamo molti motivi per lamentarci: poi chiaro, i prossimi venti giorni saranno decisivi. Ma le previsioni sono ottime almeno fino a Ferragosto e questo lascia ben sperare». Qualcuno intanto è già partito con una raccolta che sul territorio impiegherà circa 2000 addetti stagionali, per il cui reperimento quest’anno non si sono verificati particolari problemi: «Ci sono sicuramente punti già vendemmiabili, molto dipende dalle posizioni, dall’azienda, da quanto si vuole raccogliere ogni giorno. E’ normale che sul territorio ci siano maturazioni diversificate, come accade spesso ad esempio nelle zone del Monte Orfano dove le uve sono pronte prima che altrove. So che qualcuno partirà entro domani, ma il grosso delle cantine si metterà in moto ben dopo Ferragosto, verso la fine della prossima settimana».
Claudio Andrizzi
Finalmente torniamo alla normalità
«Nonostante i presupposti, per la Franciacorta il 2023 può rappresentare finalmente il ritorno alla normalità atteso da tutto il territorio per fare fronte ad una richiesta di mercato in continua crescita»: queste le parole con le quali il presidente di Confagricoltura Brescia Giovanni Garbelli ha di fatto salutato l’avvio della vendemmia nei vigneti dell’azienda agricola Castello di Gussago, dove ieri l’organizzazione agricola ha tenuto una conferenza stampa in occasione del taglio dei primi grappoli di Pinot Nero.
«La vendemmia in provincia di Brescia coinvolge 6000 ettari di vigna per una produzione di uva stimata in 600 mila quintali – ha puntualizzato il vicepresidente Gianluigi Vimercati, anche lui viticoltore franciacortino con l’agriturismo Al Rocol di Ome -. La Franciacorta parte come sempre in pole position perché ovviamente per le basi del metodo classico necessitiamo di acidità elevate. Arriviamo a questo traguardo dopo un’annata difficile, partita con la siccità, passata per l’eccesso di pioggia, poi per grandinate eccezionali che per fortuna hanno risparmiato il territorio franciacortino per colpire purtroppo più duramente in altre zone come il Garda. Ora il meteo sembra finalmente aver trovato l’equilibrio termico ottimale atteso da tutti i vignaioli per portare in cantina uve d’eccellenza. Di sicuro sarà una vendemmia senza fretta, ma torneremo ai quantitativi normali, ai 100 quintali ad ettaro previsti da un disciplinare che è fra i più rigidi del mondo».
D’accordo Sabrina Gozio, enologa e proprietaria di Castello di Gussago, cantina nata nel 2007 per iniziativa di una famiglia già fortemente radicata in passato sul comprensorio con le Distillerie Franciacorta: 21 gli ettari coltivati, prevalentemente a Chardonnay e Pinot Nero, tutti in territorio di Gussago, per una produzione che si attesta sulle 100 mila bottiglie. «Nel 2022 avevamo accusato una perdita secca del 30% a causa della siccità – ha spiegato -. Quest’anno torniamo a quantitativi nella norma in primis perché le piante non hanno certo sofferto lo stress idrico, in secondo luogo perché abbiamo lavorato intensamente e con grande meticolosità entrando in vigna ad ogni pioggia per garantire i trattamenti necessari e il livello di sanità ottimale che possiamo osservare oggi». Le previsioni, come detto, lasciano ben sperare: «Se tutto va bene – ha concluso Sabrina Gozio – avremo davanti una settimana piena di sole e bel tempo con escursioni termiche notturne che consentono di preservare acidità altissime fondamentali per un Franciacorta di alto livello. I cambiamenti climatici? Io ho cominciato nel 2007 ed ogni anno è una sfida sempre nuova di fronte alla quale bisogna imparare ed adattarsi sempre di più. Ma in questo caso sembra proprio che possiamo tornare a guardare alla vendemmia con uno spirito finalmente ottimista».
Claudio Andrizzi
Fonte: Bresciaoggi