Villa Trebeschi/Corcione: “Quanti ricordi in quella villa degli zii!”

Villa Trebeschi-Corcione 2006

Un articolo uscito sul nostro giornale (Giornale di Brescia) l’1 febbraio ha smosso i ricordi della signora Maria Luisa Albertini, che ci ha inviato lo scritto che pubblichiamo.

«Quella villa di Gussago fu progettata e fatta costruire dal mio nonno ing. Pietro Trombetta per conto dei suoi cognati (miei prozii) Luigi e Maria Trebeschi e fu terminata nel 1930 (come si evince dalla data indicata all’interno dell’architrave e sopra il cancello pedonale sito in via Santissima). Fu ereditata da mia madre e dai suoi 11 fratelli e venduta intorno al 1963-’64. Quanta tristezza ho provato nel vedere ricordato così poco il mio caro zio Luigi! Era una persona integerrima, in paese, come giudice di pace aveva riconciliato ed aiutato parecchie famiglie (anche finanziariamente); chiamato spesso di notte risolveva benevolmente tanti problemi. Era stato insegnante per 46 anni senza dimenticare mai tutti i suoi scolari. Lo zio diede loro il suo aiuto sempre, anche quando, al tempo dell’occupazione tedesca, la sua casa venne in parte sequestrata per ospitare il comando dei severi ufficiali teutonici. Ricordo che in quel periodo spesso suoi ex alunni, divenuti partigiani, a tarda sera bussavano alla porta della cucina e chiedevano allo zio il suo aiuto. Mentre lui provvedeva a trovare loro un sicuro nascondiglio (in casa…) a me venivano messe tra le braccia due bottiglie di vino che, salendo le scale a fatica, dovevo portare al piano superiore (io era bambina ed ero l’unica a cui era permesso entrare in quelle stanze dove vi erano vari apparecchi di comunicazione e carte geografiche cosparse di bandierine). Dopo circa 1-2 ore durante le quali avevo visto fotografie di bambini lontani piangere i loro papà e dopo avere imparato parte della «Lilì Marlene», con le tasche del grembiulino colme di caramelle, potevo scendere dagli zii.

Ora io ho 80 anni, ho iniziato a frequentare quella casa quando ne avevo solo 3; ho vissuto con gli zii che mi adoravano (loro non avevano figli), tutta la mia infanzia e parte dell’adolescenza. Come mi sembrava bella quella sala dal grande camino con le sue imponenti colonne d’ebano, i pesanti mobili neri sul pavimento «palladiano», lo stupendo lampadario in ferro battuto pendente dal soffitto a cassettoni e le 4 cassapanche sovrastate da altrettante appliques sempre in ferro battuto! Vi si tenevano anche conferenze in quella sala. Quanti giochi, ore felici e serene ho trascorso in quel giardino che ricordo pieno di rose e tanti altri svariati fiori e piante! In quel periodo ho ricevuto anche tanto affetto ed amore! Che lieti ricordi!».

Nota col nome del medico Corcione, ultimo proprietario

Novecentomila euro per una villa da fiaba. È questo il prezzo richiesto per la «casa del Corcione», l’edificio in stile eclettico, tra gotico e liberty, che domina la piazza di Gussago da via Santissima. Il nome con cui è conosciuta in paese è quello del medico Carlo Corcione che la acquisì nel dopoguerra dalla famiglia Trebeschi, che la fece edificare negli anni Venti. Dopo la morte nel 1994 del dottor Corcione, medico di base, appassionato di sport e politica, fondatore dell’Avis e della Polisportiva gussaghese, l’edificio cambiò proprietà, e tornò sul mercato cinque anni fa. Tre piani, cinque camere, quattro bagni, cucina, salone con camino, mansarda, taverna, ascensore, garage, cantina e tre terrazzi, oltre ad un vasto parco con piscina e dépendance, la villa attende ora un acquirente.

Fonte: Giornale di Brescia

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