Zucchetti resta a un soffio dalla medaglia

Il prodiere gussaghese in coppia con lo skipper romano Zandonà conclude appena giù dal podio la sua prima esperienza all’Olimpiade.

Nella medal-race non trova il vento giusto per il sorpasso e resta quarto «Che amarezza aver solo sfiorato il bronzo: speravo davvero di farcela».

Pietro Zucchetti con Gabrio Zandonà: si sono piazzati quarti alle Olimpiadi

Niente sorpasso, niente medaglia. Il bresciano Pietro Zucchetti, in coppia con Gabrio Zandonà nella classe 470, non ce l’ha fatta a balzare sul podio nella medal-race, l’ultima delle prove olimpiche, conclusa in una sesta posizione che conferma il quarto posto nella classifica finale.

A WEYMOUTH, la località sul canale della Manica dove si sono disputate le Olimpiadi della vela, il prodiere azzurro ha mancato di un soffio la medaglia e a fine gara non nasconde la sua amarezza: «All’inizio non ci saremmo aspettati di essere così continui, ed efficaci – racconta il prodiere di Gussago -. D’accordo, è un buon risultato, ma la delusione c’è, e grande. Eravamo molto vicini agli argentini Lucas Calabrese-Juan de la Fuente, coi quali lottavamo per il bronzo. La distanza non era così incolmabile. Credevamo nella possibilità di superarli. Invece non ha pagato la scelta di andare sulla destra. Gli altri viaggiavano forte, noi invece arrivavamo sempre molti vicini agli argentini, ma non siamo mai riusciti a superarli. Comunque non è una medaglia persa, perchè Calabrese e De la Fuente non hanno sbagliato nulla».

Con il quarto posto va in archivio anche l’esperienza di Zucchetti nella classe 470: «L’idea di base è di ricominciare con il 49er, ma è ancora presto per fare piani. Un quarto posto è il più duro da digerire rispetto a qualsiasi altro piazzamento. Ora ho bisogno di staccare per ricaricare le batterie. Non escludo tra un mese di disputare l’Europeo 49er sul lago Garda per ritrovare la gioia di andare in barca. La prenderò come vacanza, poi vedremo».

L’ultima regata è stata vinta dai croati Sime Fantela-Igor Marenic, davanti agli australiani Mathew Belcher-Malcom Page, che hanno conquistato l’oro, dimostrando di essere i cannibali della classe (mondiali a Perth lo scorso dicembre, mondiali a Barcellona in maggio). Terzi sul traguardo gli argentini, che hanno condotto una gara spavalda, senza mettersi alle costole di Zandonà-Zucchetti, arrivati solo sesti. A Calabrese-De la Fuente sarebbe bastato controllare gli italiani, chiudendo appena dietro di loro. Invece hanno preferito lottare a visto aperto. Ai britannici Luke Patience-Stuart Bithell, quarti, è andato l’argento.

«Accetto il verdetto – dice il timoniere Zandonà -. Gli argentini hanno disputato un ottimo finale di campionato, e non hanno sbagliato nulla. D’altra parte la fortuna aiuta gli audaci. Se mi avessero detto pochi mesi fa: vai all’Olimpiade e sei in regata sino alla fine per il podio ci avrei messo la firma. Adesso abbiamo l’amaro in bocca, ma siamo stati veramente bravi. Siamo molto soddisfatti del lavoro svolto negli ultimi mesi insieme a Luca De Pedrini. Il commissario tecnico, diventato negli ultimi mesi nostro allenatore, è riuscito a darci quei consigli utili, pratici e concreti che ci hanno permesso di affrontare l’Olimpiade in modo sereno, e di sfiorare il podio. Se avessimo avuto più tempo con lui forse il risultato sarebbe stato diverso. Io e Pietro – conclude lo skipper – siamo dispiaciuti di non aver raggiunto il risultato soprattutto per tutte le persone che ci sono state vicine: lo staff, i familiari e gli amici venuti fin qui, e quelli rimasti a casa, che hanno fatto il tifo fino all’ultimo.
Il futuro? Penso che la nostra esperienza come equipaggio del 470 finisca qui».

Fonte: Bresciaoggi

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